La cultura italiana piange la scomparsa di Maria Di Freda, figura chiave nella storia del Teatro alla Scala, spentasi a seguito di una malattia.
La sua eredità, vasta e profonda, si intreccia con l’evoluzione stessa dell’istituzione lirica milanese, un racconto che si estende per quasi cinquant’anni di dedizione assoluta.
Nata ad Altavilla Irpina nel 1950, la carriera di Maria Di Freda si è sviluppata all’interno del Piermarini a partire dal 1973, sotto la guida illuminata di Paolo Grassi, padre del teatro lirico moderno.
Da allora, la sua presenza si è fatta sentire in ogni trasformazione, ogni sfida, ogni traguardo raggiunto dal teatro.
Il suo percorso professionale non è stato quello di un interprete, ma di un architetto silenzioso, un’ingegnere culturale che ha costruito ponti e garantito la continuità operativa in un contesto spesso segnato da cambiamenti radicali.
Da direttrice del personale nel 1991 ad assistente del Sovrintendente Carlo Fontana nel 1994, un periodo cruciale per la transizione verso la fondazione lirica, Maria Di Freda ha assorbito le dinamiche interne e sviluppato una visione strategica del teatro, comprendendone l’importanza non solo artistica, ma anche istituzionale e sociale.
La sua abilità nel gestire i rapporti istituzionali, maturata a partire dal 1998, si è rivelata fondamentale per superare momenti di crisi e per consolidare la posizione del Piermarini nel panorama nazionale e internazionale.
Il ritorno in sede, dopo anni di temporanee presso l’Arcimboldi a seguito di un importante restauro, è stata una pietra miliare del suo impegno, coordinando le direzioni e contribuendo allo sviluppo del progetto di rinnovamento architettonico firmato da Mario Botta ed Emilio Pizzi, un intervento che ha profondamente rimodellato l’immagine del teatro.
La sua figura ha incrociato quelle di sei sovrintendenti diversi, una testimonianza della sua capacità di adattamento e della sua importanza costante.
La turbolenza del 2005, con l’addio di Riccardo Muti e del Sovrintendente Fontana, e l’avvento di Stéphane Lissner, segnarono un punto di svolta.
Nel 2008, Maria Di Freda venne nominata direttrice generale, un ruolo che ha ricoperto con eccezionale competenza sotto Alexander Pereira e Dominique Meyer, fino al meritato pensionamento nel 2021.
La sua eredità si misura non solo in numeri – 85 tournée in 32 paesi, la collaborazione con la Rai, l’avvio del piano per il trasferimento dei laboratori a Rubattino – ma soprattutto nella capacità di aver saputo interpretare e veicolare l’identità del Teatro alla Scala, preservandone il prestigio e proiettandolo verso il futuro.
Ha saputo coniugare rigore amministrativo e profonda passione per l’opera, un equilibrio raro e prezioso.
Il Teatro alla Scala renderà omaggio alla sua memoria con un’iniziativa che si terrà in autunno.
La Direzione, il Sovrintendente Fortunato Ortombina, il Direttore Musicale Riccardo Chailly, il Direttore del Corpo di Ballo Frédéric Olivieri e tutto il personale si stringono alla famiglia, ricordando con affetto e gratitudine la sua dedizione indefessa, la sua incrollabile determinazione, la sua umanità e l’amore per la famiglia scaligera, un patrimonio inestimabile che continua a ispirare e a guidare il Teatro verso nuove sfide e nuovi orizzonti.
La sua assenza lascia un vuoto incolmabile, ma la sua eredità risuonerà a lungo tra le quinte e nei palchi del Piermarini.