L’ennesimo atto di violenza contro il personale del Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliera San Pio non può rimanere senza una reazione decisa e un cambio di paradigma.
Non è un episodio isolato, ma un sintomo di una profonda crisi etica e sociale che investe il nostro Paese.
Esprimo, a nome dell’Ordine dei Medici e di tutto il Consiglio, la più profonda vicinanza e solidarietà ai colleghi e a tutto il team sanitario coinvolto, riconoscendo la gravità di un evento che travolge non solo la vittima, ma l’intera comunità.
Questo Consiglio, fin dal suo insediamento, ha percepito l’urgenza di affrontare con fermezza e radicalità la questione della violenza contro gli operatori sanitari.
Le nostre azioni finora – campagne di sensibilizzazione, produzione di materiale informativo, coinvolgimento di istituzioni, forze dell’ordine, scuole e associazioni – purtroppo si sono rivelate insufficienti a fronte di un fenomeno in continua escalation.
Abbiamo cercato di dialogare con la cittadinanza e con la classe politica, sollecitando attenzione e impegno, ma la persistenza di questi atti dimostra che la strada da percorrere è ancora lunga e impervia.
La formazione continua, come l’offerta di corsi FAD dedicati e l’implementazione di programmi di comunicazione, rappresenta un passo importante, ma non può sostituire un cambiamento culturale più ampio.
La sicurezza sul lavoro non è un optional, ma un diritto imprescindibile per coloro che dedicano la propria vita a salvare quella degli altri.
La paura, l’intimidazione e la violenza compromettono la capacità di prendere decisioni rapide e cruciali in contesti di emergenza, mettendo a rischio la salute e la vita dei pazienti.
Questo non è solo un problema di ordine pubblico, ma una ferita profonda alla nostra umanità.
Colpire un medico, un infermiere o qualsiasi operatore sanitario significa calpestare il valore stesso della vita, erodendo la fiducia nella medicina e nel sistema sanitario.
È un attacco diretto ai principi di cura, rispetto e dignità che dovrebbero fondare la nostra convivenza civile.
È imperativo che le istituzioni rispondano con urgenza e determinazione.
Chiediamo l’implementazione di nuove strategie, azioni concrete e presidi di sicurezza permanenti nei pronto soccorso e nei reparti più vulnerabili.
È necessario accelerare i tempi di intervento, assicurando pene certe e immediate per i responsabili di tali atti.
La tutela degli operatori sanitari non è solo un dovere dello Stato, ma un diritto fondamentale di ogni cittadino che crede nel rispetto reciproco.
L’Ordine dei Medici continuerà a far sentire la propria voce, a denunciare le ingiustizie e a proporre soluzioni innovative.
Ma la vera svolta richiederà un impegno corale e trasversale: politica, istituzioni, forze dell’ordine, magistratura, scuole, famiglie e cittadini.
Non possiamo permetterci l’indifferenza, perché l’indifferenza è una forma di complicità.
La violenza non è mai giustificabile e la sicurezza sul lavoro è un diritto inalienabile.
Riconoscere l’importanza relativa del lavoro è fondamentale, ma nel caso degli operatori sanitari, la sicurezza deve essere garantita con priorità assoluta, presupposto essenziale per la qualità e l’efficacia delle cure.
Questo fenomeno complesso, multifattoriale e in crescita richiede un approccio sistemico e integrato, che combini misure preventive e interventi di risposta rapida e mirati, per ripristinare un clima di fiducia e rispetto all’interno del sistema sanitario.
Basta, è tempo di agire.