La tragica scomparsa di Cecilia De Astis, strappata alla vita da un atto di violenza inaudita perpetrato da minori, ha scatenato un acceso dibattito politico, sollevando interrogativi profondi sulla marginalizzazione sociale, la responsabilità genitoriale e le politiche di integrazione delle comunità Rom.
Le reazioni immediate, soprattutto da parte di esponenti politici di spicco come Matteo Salvini, hanno espresso una richiesta di azioni drastiche, incluse proposte di sgomberi forzati e misure punitive contro le famiglie coinvolte, alimentando un linguaggio spesso semplificatorio e potenzialmente stigmatizzante.
La risposta del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si è distinta per un netto rifiuto di strumentalizzare il dolore e la rabbia popolare, sottolineando l’urgenza di evitare generalizzazioni e pregiudizi nei confronti dell’intera comunità Rom.
Sala ha richiamato l’attenzione sui dati oggettivi relativi agli interventi messi in atto dall’amministrazione comunale nel corso degli anni, evidenziando come, a prescindere dall’orientamento politico delle giunte, siano stati realizzati sforzi concreti per il superamento degli insediamenti irregolari.
Ventiquattro insediamenti sono stati chiusi, quattro autorizzati e venti, purtroppo, sono rimasti in una condizione di irregolarità, a testimonianza della complessità e della lentezza di un processo che coinvolge dinamiche sociali, economiche e burocratiche intricate.
Il superamento di queste situazioni non può essere ridotto a un mero atto di rimozione fisica.
È necessario un approccio sistemico che affronti le cause profonde della marginalizzazione, che include la povertà, la mancanza di accesso all’istruzione e alla sanità, la discriminazione e la difficoltà di integrazione nel tessuto sociale.
La criminalità minorile, come nel caso tragico di Cecilia, è spesso il sintomo di un disagio più profondo, che richiede interventi mirati di sostegno sociale, educativo e psicologico.
La questione della responsabilità genitoriale, sollevata da entrambe le parti politiche, è cruciale, ma non deve essere utilizzata come pretesto per alimentare un clima di odio e intolleranza.
La responsabilizzazione dei genitori, quando possibile, deve avvenire nel rispetto dei diritti fondamentali e in collaborazione con i servizi sociali e le forze dell’ordine.
L’età dei minori coinvolti, al di sotto dei 14 anni, preclude loro la possibilità di essere considerati imputabili, ma non esclude la necessità di un intervento educativo e riabilitativo volto a prevenire il ripetersi di simili tragedie.
Il tavolo di coordinamento in Prefettura, organo del Ministero degli Interni, rappresenta un punto di riferimento per il monitoraggio e l’implementazione delle politiche di integrazione, ma la sua efficacia dipende dalla capacità di coinvolgere tutti gli attori sociali e istituzionali, promuovendo un dialogo costruttivo e una visione condivisa.
La ricerca di soluzioni concrete e durature richiede un impegno collettivo, che superi le divisioni ideologiche e privilegi il bene comune, onorando la memoria di Cecilia De Astis con azioni concrete e responsabili.
La strumentalizzazione politica del dolore non può, e non deve, essere la risposta a una tragedia che ci riguarda tutti.