Giuda: Un Viaggio nell’Anima del TradimentoIl volto di Giuda, figura emblematico del tradimento e dell’ambiguità, si è costantemente mutato attraverso le opere d’arte e la letteratura.
Non è più semplicemente il traditore per antonomasia, ma un prisma riflettente di complessità morale, un uomo lacerato tra desiderio, ribellione e un’inquietudine esistenziale.
Il regista Giulio Base, con “Il Vangelo di Giuda”, intraprende un’audace esplorazione di questa figura controversa, offrendo una prospettiva inedita che scava a fondo nella psiche del personaggio.
Il film, presentato in anteprima al Festival di Locarno, abbandona le convenzioni narrative tradizionali.
L’assenza di un volto definito per l’adulto Giuda è una scelta stilistica potente: il protagonista è rappresentato attraverso la soggettiva, un flusso di coscienza ininterrotto, un monologo interiore senza voce.
Le immagini, le sensazioni, i pensieri del personaggio permeano lo spettatore, immergendolo in un labirinto di tormento e contraddizioni.
I dialoghi, brevi e concisi, in aramaico, amplificano la distanza tra il personaggio e l’esterno, sottolineando la sua solitudine e l’incomunicabilità.
Base, già autore di opere che hanno affrontato figure religiose come Padre Pio e Giovanni Paolo II, rivela che questo progetto nasce da un’urgenza interiore, da una necessità di comprendere la natura umana, la fragilità, la capacità di errore.
L’ispirazione non deriva unicamente dai vangeli canonici, ma anche da un vasto corpus di testi letterari e filosofici, da Borges a Berto, che hanno contribuito a plasmare una narrazione originale e provocatoria.
L’infanzia di Giuda è ricostruita come un percorso di sofferenza e violenza: un’origine umile, cresciuto in un bordello, segnato da abusi e costretto a compiere un atto omicida per autodifesa.
La sua evoluzione verso l’età adulta lo vede proprietario dello stesso luogo che lo ha visto crescere, un circolo vizioso che lo spinge a cercare una via di redenzione.
L’incontro con Gesù, e in particolare il salvataggio di Maria Maddalena dalla lapidazione, segna un punto di svolta, un’occasione per abbandonare il passato e abbracciare un futuro di speranza.
Tuttavia, le aspettative e i sogni di Giuda si scontrano con una realtà ben più complessa e incomprensibile, conducendolo a compiere l’atto che lo consacrerà nella storia come il traditore per eccellenza.
Base sottolinea che il suo Giuda non è un semplice antagonista, ma un riflesso di noi stessi, delle nostre debolezze, delle nostre capacità di errore, delle nostre imperfezioni.
Il tradimento, in questa chiave di lettura, assume una dimensione universale, una condizione esistenziale che accomuna l’uomo a Giuda.
Il progetto si inserisce in un percorso artistico e professionale che include la direzione del Torino Film Festival, ruolo che ha suscitato alcune polemiche.
Base, con un approccio disincantato e autoironico, affronta le critiche con una risata, consapevole della difficoltà di compiacere tutti e della necessità di accogliere lo spirito critico come elemento fondamentale della creazione artistica.
La sua ricerca, al di là delle controversie, continua a interrogare la condizione umana, a esplorare le zone d’ombra dell’esistenza, a cercare una luce, anche se flebile, nell’oscurità del tradimento.