Un tentativo di contrabbando particolarmente audace e complesso è stato sventato all’interno della casa circondariale di Secondigliano, Napoli, portando alla denuncia di una madre e del figlio diciottenne, coinvolti in un piano per introdurre sostanze stupefacenti destinate a un detenuto.
L’operazione, che ha messo in luce le crescenti difficoltà operative affrontate dal personale penitenziario, ha rivelato un tentativo di elusione delle misure di sicurezza attraverso un metodo ingegnoso: l’occultamento di circa 400 grammi di hashish, cocaina e marijuana all’interno di una coppia di scarpe, destinate a essere scambiate con un’altra coppia appartenente al figlio detenuto.
L’ingegnoso stratagemma, pianificato con meticolosa attenzione, mirava a bypassare i controlli di routine e a introdurre un quantitativo significativo di droga all’interno dell’istituto penale.
Tuttavia, la vigilanza attenta e la professionalità della Polizia Penitenziaria hanno permesso di intercettare il tentativo, sventando l’operazione prima che potesse concretizzarsi.
La dinamica dell’evento si è poi fatta più tesa quando, durante il tentativo di perquisizione del detenuto destinatario del pacco, questi ha opposto resistenza, arrivando a reagire violentemente nei confronti degli agenti.
Solo dopo un lungo e delicato confronto, una vera e propria negoziazione improntata alla massima cautela e al fine di evitare escalation di violenza, il detenuto ha acconsentito a consegnare le scarpe contenenti la droga.
L’episodio ha riacceso l’attenzione sulle problematiche strutturali che affliggono il sistema penitenziario campano.
I rappresentanti sindacali dell’Unione Sindacale di Polizia Penitenziaria (USPP), Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, hanno sottolineato l’importanza del corpo di polizia penitenziaria come pilastro fondamentale per garantire l’ordine e la sicurezza all’interno degli istituti, pur riconoscendo le sfide immense poste dalla carenza di personale.
L’organico di Secondigliano, in particolare, versa in condizioni di grave emergenza, con un deficit di circa 100 unità, un problema che si riflette su tutta la regione, dove si stimano 800 agenti in meno rispetto al fabbisogno.
Nonostante le difficoltà, aggravate ulteriormente dal periodo di ferie e dalla cronica carenza di personale, il corpo di polizia penitenziaria dimostra un impegno straordinario, fatto di sacrifici e professionalità, volto a contrastare i sempre più sofisticati tentativi di introduzione di droga nelle carceri.
L’episodio di Secondigliano è un monito sulla necessità di investimenti mirati e di un potenziamento del personale per garantire un ambiente sicuro sia per i detenuti che per gli operatori penitenziari, e per contrastare efficacemente il fenomeno del narcotraffico all’interno delle carceri.