giovedì 14 Agosto 2025
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Vesuvio Ferito: Incendio, Dolore e Appello alla Giustizia

Il Vesuvio, custode silenzioso di una storia millenaria, si erge ancora una volta ferito, segnato da un incendio che evoca il dolore e l’amarezza del passato.

Le fiamme, come ferite aperte, riaprono le cicatrici lasciate dall’incendio del 2017, alimentando il sospetto di un atto doloso, una vergogna che si ripete su una terra martoriata.
Il vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna, con la voce intrisa di commozione e indignazione, ha denunciato l’accaduto durante la celebrazione della Madonna Assunta, patrona di Ercolano, un grido di dolore che si leva verso il cielo.

La gratitudine è dovuta a tutti coloro che si sono prodigati per domare l’incendio, un impegno straordinario che testimonia la resilienza e la dedizione della comunità.
Tuttavia, la denuncia non si arresta alla semplice riconoscenza; è un appello all’azione, una richiesta di rafforzare gli strumenti legali e di investigare a fondo le responsabilità di chi ha commesso questo crimine ambientale.

L’episodio si configura non solo come un reato, ma come un peccato gravissimo contro il Creato, una profanazione della terra, dono divino che non ci appartiene.

La riflessione si estende alle generazioni future, a quel giudizio implacabile che ci attende se continueremo a depredare il pianeta per soddisfare interessi meschini e di breve termine.

Quale eredità vogliamo lasciare? Quella di una generazione egoista e distruttiva, o quella di custodi responsabili e consapevoli?Il Vesuvio, simbolo universale di potenza e bellezza, incarna molto più della mera conformazione geografica; è parte integrante dell’identità culturale e storica del territorio, una risorsa inestimabile che alimenta il turismo e protegge il territorio da frane e alluvioni.

La distruzione di un albero, un atto apparentemente marginale, nasconde in sé un tempo di rinascita lunghissimo, un ciclo vitale che si interrompe brutalmente per mano umana.
La domanda che sorge spontanea è: quali oscuri interessi si celano dietro questi atti vandalici? Quali dinamiche complesse sono in gioco in un territorio fragile e vulnerabile? L’episodio si inserisce in un contesto più ampio di degrado ambientale che affligge il Vesuvio e l’intera regione.

Il vescovo, con un gesto di profonda umanità, ha ricordato la figura di padre Massimiliano Kolbe, martire dell’amore e del sacrificio, che offrì la propria vita per salvare un innocente.
Un esempio potente di compassione e di impegno sociale, un monito per tutti coloro che si sentono chiamati a difendere la dignità umana e la bellezza del creato.

L’eco del sacrificio di Kolbe risuona come un invito all’azione, un appello alla coscienza civile e alla responsabilità condivisa per la salvaguardia del Vesuvio e del suo fragile ecosistema.

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