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Tragedia a Treviso: suicida diciassettenne in carcere minorile

La comunità è scossa dalla notizia della scomparsa di un diciassettenne, deceduto a Treviso dopo un tragico tentativo di suicidio avvenuto all’interno del carcere minorile.

L’episodio, consumatosi nella notte tra domenica e lunedì, solleva interrogativi urgenti e dolorosi sulle condizioni di salute mentale dei minori in conflitto con la legge e sull’efficacia dei sistemi di accoglienza e supporto.

Il giovane, in custodia cautelare in seguito all’arresto per rapina e danneggiamenti commessi poche ore prima a Vicenza, aveva scelto un gesto disperato all’interno della sua cella, utilizzando i propri indumenti per compiere l’atto.
La tempestività dell’intervento del personale della polizia penitenziaria ha permesso l’immediato soccorso medico e un tentativo di rianimazione, che, purtroppo, non è stato sufficiente a scongiurare l’esito fatale.

La gravità delle sue condizioni ha reso necessario il trasferimento d’urgenza al pronto soccorso, dove è spirato.

Questa vicenda non è solo la tragica conclusione di una vita giovanile spezzata, ma anche un campanello d’allarme che richiede un’analisi approfondita delle dinamiche che hanno portato a questo dramma.
Si pone l’urgenza di comprendere le cause profonde che hanno spinto il ragazzo a compiere un gesto così estremo: quali sono stati i fattori di rischio presenti nel suo percorso di vita? Quali difficoltà ha incontrato? Quali segnali di disagio non sono stati riconosciuti o adeguatamente affrontati?L’episodio riapre il dibattito sulla custodia cautelare dei minori, spesso applicata in contesti che non garantiscono un’adeguata tutela della loro salute mentale e del loro benessere psicologico.

La detenzione, anche in attesa di giudizio, può rappresentare un fattore di stress e isolamento particolarmente dannoso per i giovani, esponendoli a un rischio di depressione, ansia e comportamenti autolesionistici.
La vicenda solleva, inoltre, interrogativi cruciali sull’efficacia dei protocolli di screening psicologico e di monitoraggio dei minori detenuti.
È necessario garantire che ogni giovane in custodia cautelare sia sottoposto a una valutazione specialistica della sua salute mentale e che riceva un supporto psicologico personalizzato, volto a prevenire il rischio di suicidio e a favorire il suo percorso di riabilitazione.

La morte di questo ragazzo non può rimanere senza conseguenze.
È necessario un impegno concreto da parte delle istituzioni, degli operatori del sistema giudiziario e dei servizi sociali per migliorare le condizioni di vita dei minori in conflitto con la legge, promuovere la loro salute mentale e garantire loro un futuro di speranza e di inclusione sociale.

La Procura della Repubblica ha avviato le indagini per fare luce sull’accaduto, al fine di accertare eventuali responsabilità e migliorare le procedure di sicurezza all’interno del carcere minorile.

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