La scena a Piazza Matteotti, a Napoli, e in molte altre sedi postali campane si presenta come un quadro emblematico di una profonda e strutturale crisi.
Non si tratta di episodi isolati o semplici disservizi, ma di una fotografia cruda che rivela un disagio latente, un malessere che sindacati CGIL e SLC CGIL Napoli e Campania denunciano da mesi, trovando un muro di silenzio da parte di Poste Italiane e un’indifferenza preoccupante da parte del Governo.
L’immagine del caos, immortalata e diffusa sui social media, è il riflesso di una situazione divenuta insostenibile per cittadini e lavoratori.
L’introduzione di una nuova tessera per l’accredito del reddito, imposta a livello governativo, ha esacerbato la situazione, contribuendo a generare le lunghe code e la confusione che hanno segnato la giornata del ritiro del bonus per i beneficiari del Reddito di Inclusione.
Tuttavia, la radice del problema affonda più a fondo, in una gestione aziendale improntata a scelte miopi e a un taglio indiscriminato del personale.
La denuncia sindacale si configura oggi come una questione sociale urgente.
I cittadini, provati da attese interminabili sotto il sole cocente, in file che si estendono lungo i marciapiedi, e i lavoratori, schiaccati da carichi di lavoro insostenibili e privi di adeguate tutele, si ritrovano accomunati da un senso di frustrazione e rabbia.
La “guerra tra poveri” descritta dai segretari Nicola Ricci, Carlo Podda e Rocco Ferullo, è la tragica conseguenza di un sistema che sacrifica il benessere collettivo sull’altare di logiche di profitto a breve termine.
Poste Italiane, accusata di ignorare le richieste di confronto e i segnali di un collasso imminente, sta compromettendo la qualità del servizio pubblico, penalizzando una utenza che, in molti casi, necessita di accedere a servizi essenziali.
Le condizioni di lavoro si sono degenerate al punto da rendere insostenibile la vita dei dipendenti, sottoposti a pressioni psicologiche inaccettabili e privi di strumenti di protezione adeguati.
La responsabilità politica di questa crisi è inequivocabile: il Governo ha il dovere imprescindibile di garantire un servizio postale efficiente e dignitoso per tutti i cittadini, traducendo in fatti ciò che si proclama a parole.
La gestione attuale di Poste Italiane, lungi dal perseguire questo obiettivo, ne costituisce una palese negazione.
Lo sciopero delle prestazioni straordinarie ed aggiuntive, in corso dal 21 luglio al 19 agosto, rappresenta un atto di resistenza collettiva, un grido di allarme volto a contrastare una deriva inaccettabile.
Non si tratta più semplicemente di un disservizio, ma di una questione di dignità umana.
Gli episodi che si verificano quotidianamente, come quelli di oggi, testimoniano la negazione di diritti fondamentali, una dinamica già osservata in altri settori vitali come quello sanitario.
Questo Governo, anziché tutelare i diritti dei cittadini e dei lavoratori, sembra intenzionato a esacerbare le tensioni sociali, creando una spirale di conflitti e disuguaglianze.
È imperativo un intervento immediato per scongiurare un ulteriore deterioramento della situazione e ripristinare il diritto a un servizio pubblico efficiente e rispettoso della dignità di ogni cittadino.