L’espansione del fenomeno delle locazioni turistiche, alimentata da piattaforme digitali e da un’offerta sempre più diffusa, sta mettendo a dura prova il tessuto normativo e le capacità di controllo del settore ricettivo in molte località italiane.
Si assiste, con crescente frequenza, alla proliferazione di offerte di alloggio promosse attraverso canali informali come Instagram o gruppi Facebook privati, eludendo completamente i circuiti ufficiali e i meccanismi di tracciabilità.
Queste pratiche, spesso caratterizzate da prenotazioni gestite via chat e pagamenti in contanti – una chiara spia dell’evasione fiscale – comportano una grave carenza di trasparenza e una totale assenza di garanzie per il viaggiatore.
L’assenza di SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), del codice identificativo nazionale (CIN) e il mancato rispetto dei requisiti minimi di sicurezza rappresentano criticità strutturali di queste offerte non registrate.
L’esempio dell’isola d’Ischia, dove si sono verificate denunce per la mancata comunicazione dei dati degli ospiti, è emblematico di un problema più ampio.
Dodici persone sono state segnalate per violazioni amministrative, legate alla gestione di nove abitazioni private utilizzate come strutture ricettive non autorizzate.
Questa forma di affitto irregolare, spesso presentata come soluzione “low cost”, genera una concorrenza sleale nei confronti dei Bed e Breakfast che operano nel rispetto delle normative vigenti, che investono in sicurezza, accessibilità e servizi.
Le conseguenze di questa situazione sono molteplici.
In primis, si crea una distorsione del mercato, penalizzando gli operatori onesti che sostengono il sistema previdenziale e fiscale.
In secondo luogo, il viaggiatore si espone a rischi significativi, privo di protezioni legali in caso di problemi o inadempienze.
Infine, si erode la fiducia nel sistema turistico e si