Saul Hudson, universalmente riconosciuto come Slash, icona del rock’n’roll e figura carismatica dei Guns ‘n’ Roses, incarna una pluralità di passioni che si estendono ben oltre il virtuosismo chitarristico.
Se la sua abilità nel creare assoli epici, come quello memorabile di “November Rain”, lo ha consacrato nella storia della musica, una carriera meno nota ma altrettanto significativa si sviluppa nel mondo della produzione cinematografica, un impegno che prosegue da quasi un decennio.
L’amore per il cinema, Slash lo rivela, affonda le sue radici in un’epoca primordiale, intrecciandosi con la sua prima infatuazione per la musica.
Questa passione, più che un semplice interesse, rappresenta una vera e propria simbiosi creativa, un dialogo costante tra immagini e suoni.
L’occasione per tornare a parlare di questa sua vocazione produttiva è la presentazione di “Deathstalker”, film di cui è produttore esecutivo, in anteprima fuori concorso al Festival di Locarno.
Si tratta di una riproposizione – un “reboot”, come si usa dire nel linguaggio del cinema contemporaneo – di un classico del genere *sword and sorcery* del 1983, un’opera che Slash ha voluto onorare preservandone l’estetica visiva originale, con effetti speciali realizzati con tecniche artigianali, facendo ampio uso di materiali semplici come gomma e sangue finto.
La trama, completamente nuova, riaccende la storia del leggendario Deathstalker (interpretato da Daniel Bernhardt), catapultandolo in un regno – Abraxeon – assediato dalle forze sinistre dei Dreaditi, messaggeri del defunto mago Nekromemnon.
L’eroe, in una spirale di eventi avversi, si troverà a dover affrontare una maledizione insidiosa e a scontrarsi con creature mostruose generate da forze oscure.
Ricordando i suoi anni trascorsi a Tower Records, una storica catena di negozi di dischi e videocassette, Slash racconta come il film originale fosse oggetto di grande richiesta, spesso proiettato all’interno del negozio per attirare l’attenzione dei clienti.
Questo legame sentimentale e nostalgico lo ha portato ad accettare con entusiasmo la proposta di collaborare al reboot.
La qualità della sceneggiatura, definita con un’espressione che ne sottolinea l’impatto (“fucking great”), gli ha immediatamente fatto capire il potenziale del progetto e la possibilità di creare un’esperienza cinematografica coinvolgente e divertente.
Nonostante il suo impegno nella produzione, Slash non rinuncia alla sua passione per la musica.
Sottolinea come ogni produzione cinematografica rappresenti per lui un’opportunità per esplorare e valorizzare l’aspetto sonoro, delegando il compito a collaboratori fidati o cimentandosi direttamente nella composizione.
La sua visione del cinema si concentra sulla perfetta sintesi tra immagini e musica, un connubio che, secondo lui, genera un’esperienza estetica intensa e appagante.
Riflettendo sui segreti di un horror efficace, Slash si discosta dalle convenzioni del genere, sottolineando come la mera esposizione di elementi macabri e violenti sia insufficiente a creare un’esperienza spaventosa.
L’elemento chiave, secondo lui, risiede nella profondità psicologica dei personaggi e nella qualità della narrazione, una sfida complessa che richiede abilità e sensibilità.
L’horror più genuino, quello che si insinua nelle menti degli spettatori, non si basa sull’orrore viscerale, ma sulla costruzione di un’atmosfera di tensione e inquietudine che si radica nelle paure più profonde dell’animo umano.