lunedì 18 Agosto 2025
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Perugia

Terni, giovane con disturbi psichiatrici: emergenza e carenze nel sistema.

La vicenda di una giovane donna di Terni, ventenne e affetta da gravi disturbi psichiatrici con elevata pericolosità sociale, incarna una profonda falla nel sistema di tutela e sicurezza, denunciata con crescente urgenza dalla madre.

La ragazza, nota alle autorità giudiziarie e di pubblica sicurezza, si è allontanata dalla Comunità Incontro di Amelia, innescando un’emergenza che riflette una criticità sistemica: l’inadeguatezza dell’offerta di strutture dedicate all’esecuzione delle misure di sicurezza, le cosiddette REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza).

La gravità della situazione è amplificata dalla condizione di invalidità al 100% della giovane, la cui compromessa capacità di discernimento e il potenziale pericolo che rappresenta per sé stessa e per gli altri richiedono un intervento istituzionale tempestivo ed efficace.

Nonostante l’emissione, due mesi fa, da parte del Tribunale di Sorveglianza di Spoleto di un ordine di ricovero in REMS, la scarsa disponibilità di posti letto, limitati a un centinaio in tutta Italia, impedisce la sua effettiva collocazione.

Questa carenza strutturale condanna la giovane a un limbo legale e sociale, esponendola a reiterati episodi di allontanamento e mettendo a dura prova la resilienza della madre, che si trova a vivere in uno stato di costante ansia e precarietà.
La denuncia della madre non è solo un grido di soccorso personale, ma un campanello d’allarme per l’intero sistema di giustizia e di tutela della salute mentale.
Mette in luce una contraddizione drammatica: la legge prevede misure di sicurezza per individui con disturbi psichiatrici e pericolosità sociale, ma l’effettiva applicazione di tali misure è ostacolata dalla mancanza di risorse e di infrastrutture adeguate.

La storia di questa giovane donna solleva interrogativi fondamentali sull’equilibrio tra libertà individuale e sicurezza collettiva, sulla responsabilità dello Stato nei confronti dei soggetti fragili e sulla necessità di investire in servizi di salute mentale territoriali e specializzati.
La reiterata scomparsa della ragazza, seguita da reiterate denunce che rischiano di rimanere “a vuoto”, evidenzia un fallimento nell’assicurare un ambiente sicuro e protettivo per chi ne ha più bisogno, e un profondo disservizio nei confronti della famiglia che si ritrova a gestire una situazione di estrema difficoltà, spesso in solitudine.

La questione non è solo una problematica giuridica, ma una questione di umanità, che impone un’urgente revisione delle politiche di tutela della salute mentale e un impegno concreto per garantire il diritto alla sicurezza e alla dignità per tutti.

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