26 maggio 2024 – 13:59
Il mercato della carta igienica in Italia sta attraversando un periodo di sensibile rincaro, con i prezzi al dettaglio che hanno registrato un aumento significativo negli ultimi tre anni. Secondo il Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc), i dati pubblicati sull’osservatorio Mimit evidenziano un incremento medio del +44% nei costi della carta igienica.Analizzando i numeri, emerge che una confezione da 4 rotoli che nel 2021 costava in media 1,74 euro, oggi ha un prezzo medio di 2,51 euro, corrispondente a un aumento del +44,2%. Bolzano si conferma come la città più cara per l’acquisto della carta igienica, con un costo di 3,40 euro per il pacco da 4 rotoli, seguita da Grosseto (3,15 euro), Udine (3,06 euro) e Trento (3,03 euro).Dall’altra parte della classifica troviamo Siracusa come la provincia più economica d’Italia per l’acquisto di carta igienica, con un prezzo medio di 1,77 euro per la stessa confezione da 4 rotoli. Seguono Bari (1,81 euro) e Mantova (1,87 euro) come le province dove i prezzi risultano più contenuti.L’analisi dell’andamento dei prezzi tra il 2021 e il 2024 rivela rincari più consistenti a Grosseto e Ferrara (+89%), Bolzano (+85%), Udine e Livorno (+85%). Al contrario, le province dove si è registrato un aumento minore dei prezzi sono Messina (+14,5%), Bari (+15,3%) e Vercelli (+17.3%).Il presidente del comitato scientifico Crc, Furio Truzzi sottolinea che il mercato della carta igienica in Italia vale circa 1.2 miliardi di euro all’anno ed è considerato un bene indispensabile. Durante la pandemia è stato uno dei primi prodotti a scomparire dagli scaffali dei supermercati a causa dell’elevata domanda da parte dei cittadini che hanno fatto scorte massicce.I rincari dei prezzi sono attribuiti a diversi fattori tra cui la crisi delle materie prime causata dalla guerra in Ucraina che ha ridotto le importazioni di legno dalla Russia necessario per produrre cellulosa per la carta igienica. Inoltre c’è stato un aumento delle quotazioni internazionali della fibra corta del 68% rispetto ai livelli precedenti ai rincari e maggiori costi di produzione dovuti all’aumento dei prezzi dell’energia.