Il Lazio è attualmente alle prese con una recrudescenza del virus West Nile, come evidenziato dalle recenti analisi del laboratorio di Virologia dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ‘Lazzaro Spallanzani’.
I dati, aggiornati rispetto alla rilevazione del 14 agosto, indicano un incremento significativo di 21 nuovi casi confermati, sollevando interrogativi sulla diffusione del virus e sulla sua evoluzione.
L’incidenza dei nuovi casi non è distribuita uniformemente sul territorio regionale.
Si concentra prevalentemente in aree specifiche, tra cui Aprilia e Pontinia (Latina), Ardea (Roma), Cassino e Castrocielo (Frosinone), Cisterna di Latina, Genzano (Roma), Latina, Sabaudia, Sermoneta, Sezze, Carpinone (Isernia) e Sessa Auruca (Caserta).
Questa localizzazione suggerisce potenziali fattori ambientali e comportamentali specifici che favoriscono la trasmissione del virus in queste zone, quali la presenza di zanzare vettrici, la gestione delle acque e le attività umane a rischio.
Il quadro complessivo delle infezioni confermate dal virus West Nile, proiettato al 2025, raggiunge un totale di 174 casi.
L’area della ASL di Latina si conferma come l’epicentro dell’epidemia, con 155 casi diagnosticati, riflettendo una vulnerabilità intrinseca del territorio.
Altre ASL, come Roma 6 e Frosinone, registrano un numero più contenuto di casi, sebbene non trascurabile.
È notevole anche la presenza di 3 casi registrati al di fuori della regione Lazio, specificamente nelle province di Caserta e Isernia, indicando una potenziale traslazione del rischio infettivo attraverso la mobilità delle persone e/o degli animali.
L’analisi dello stato di salute dei pazienti positivi rivela un quadro clinico variegato.
Il carico ospedaliero, con 43 pazienti ricoverati in reparti ordinari e 4 in terapia intensiva, testimonia la gravità potenziale dell’infezione in una frazione dei casi.
Il numero di dimessi (29) e di pazienti in condizioni buone a domicilio (88) suggerisce una prevalenza di forme lievi o asintomatiche.
Purtroppo, il dato dei 10 decessi è un monito sulla necessità di rafforzare le misure di prevenzione e di garantire un’assistenza tempestiva e adeguata ai pazienti a rischio.
La situazione attuale evidenzia l’importanza di approfondire le indagini epidemiologiche per identificare i fattori di rischio specifici che contribuiscono alla diffusione del virus West Nile e di implementare strategie mirate di controllo delle zanzare vettrici, attraverso interventi di disinfezione e di gestione delle acque stagnanti.
Un’efficace comunicazione al pubblico, volta a promuovere la consapevolezza dei rischi e l’adozione di comportamenti protettivi, è altrettanto cruciale per limitare l’impatto dell’epidemia sulla salute pubblica.
La collaborazione tra le diverse ASL, le autorità sanitarie regionali e le istituzioni nazionali si rivela essenziale per affrontare questa sfida in modo coordinato e per mitigare le conseguenze negative sul territorio.