La recente delibera della Giunta regionale Proietti, approvata nel silenzio del Ferragosto, rappresenta un punto di svolta preoccupante per il futuro del sistema sanitario umbro, alimentando un’ironia amara per gli oppositori.
Solo pochi mesi fa, le stesse voci ora al potere avevano aspramente criticato l’amministrazione precedente, accusandola di una presunta deriva privatizzatrice e di un pericoloso smantellamento della sanità pubblica.
L’ipocrisia è evidente: la Giunta Proietti, con questo atto, non solo conferma le accuse che le erano state rivolte, ma le supera, finanziando in modo significativo il ricorso a strutture private per la fornitura di servizi diagnostici, specialistici e chirurgici.
Questo provvedimento, che affianca una progressiva riduzione degli investimenti nel potenziamento del settore pubblico, segnala un’ammissione di fallimento delle strategie sanitarie promesse in campagna elettorale.
La delibera, che sostanzialmente ripropone gli stessi budget destinati al privato nel 2024, con un’aggiunta stimata fino al 10% per l’ortopedia, un’area particolarmente critica, solleva interrogativi sulla reale volontà di rafforzare il sistema sanitario regionale attraverso risorse interne e un’organizzazione più efficiente.
L’incremento del ricorso al privato non è una soluzione innovativa o necessariamente negativa in sé; il settore privato accreditato ha sempre rappresentato un complemento importante al sistema pubblico.
Tuttavia, la modalità con cui viene implementata, la mancanza di trasparenza e la velocità con cui si abbandonano i principi di difesa della sanità pubblica suscitano profonda preoccupazione.
L’affidamento massiccio a strutture private, senza un piano strategico a lungo termine e senza garantire un controllo rigoroso sulla qualità dei servizi offerti, rischia di creare una concorrenza sleale, di favorire interessi privati e di compromettere l’equità nell’accesso alle cure.
L’aggravarsi delle liste d’attesa, passate da circa 44.000 prestazioni a settembre 2024 a 88.000 a giugno 2025, è una fotografia impietosa dell’inefficacia delle politiche attuate.
Le promesse di riduzione delle attese, un tempo al centro del discorso politico, si sono rivelate vane, mentre la mobilità passiva, ovvero il trasferimento di pazienti verso altre regioni per necessità di cure, continua a erodere le risorse finanziarie umbre.
La strategia di delegare in larga misura la gestione dei servizi sanitari a soggetti privati, in assenza di una solida base di finanziamento e di un monitoraggio efficace, rischia di aggravare le disuguaglianze nell’accesso alle cure, creando un sistema a due velocità in cui i cittadini più abbienti possono accedere più rapidamente alle prestazioni desiderate, mentre i più vulnerabili sono costretti a subire tempi di attesa sempre più lunghi.
L’aumento della pressione fiscale, imposto ai cittadini umbri per finanziare questa strategia, aggiunge un ulteriore elemento di ingiustizia e di frustrazione, alimentando un senso di tradimento nei confronti di chi si era presentato come garante della difesa della sanità pubblica.
La delibera Proietti, lungi dall’essere una soluzione ai problemi del sistema sanitario umbro, appare piuttosto come una resa incondizionata di fronte alle difficoltà, una capitolazione di fronte alla pressione dei privati e una compromissione dei valori fondamentali che dovrebbero ispirare la politica sanitaria.