martedì 19 Agosto 2025
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Umbria ERP: Accuse infondate e rischio di degrado sociale

Le recenti dichiarazioni dell’assessore regionale, che etichettano come “discriminatorie” le disposizioni della legge umbra sull’assegnazione delle abitazioni residenziali popolari (ERP), rappresentano un’interpretazione radicalmente distorta di un quadro normativo concepito per garantire equità e tutela delle fasce più vulnerabili della popolazione.

Questa prospettiva, condivisa da segretari regionali e figure di spicco coinvolte nella genesi della legge stessa, rischia di innescare un dibattito improduttivo e pericoloso, offuscando l’effettivo scopo della normativa.

L’impianto legislativo in questione non si propone di escludere, bensì di definire criteri oggettivi e trasparenti per la distribuzione di un bene pubblico escasso come l’edilizia residenziale.

Eliminare requisiti fondamentali, come il vincolo di residenza di almeno cinque anni nella regione e l’assenza di precedenti penali per i membri del nucleo familiare, non solo priverebbe priorità a chi ha radici consolidate nel territorio umbro, ma aprirebbe la porta a situazioni potenzialmente problematiche, dove la storia giudiziaria di un individuo potrebbe paradossalmente prevalere sulla condotta irreprensibile di altri.
Si tratta di un approccio che potrebbe generare fenomeni di segregazione sociale e alimentare un senso di ingiustizia tra i cittadini umbri che, nel rispetto delle regole, attendono da tempo un alloggio.

La legge, così come formulata, mira a garantire che le risorse abitative siano destinate a coloro che ne hanno effettivamente bisogno e che dimostrino un impegno verso la convivenza pacifica e il rispetto della legalità.

È fondamentale chiarire che la verifica dell’affidabilità, espressa attraverso l’assenza di condanne penali gravi, non costituisce una sanzione indiscriminata.
Si tratta piuttosto di una misura di tutela, volta a proteggere la sicurezza e la tranquillità degli stessi inquilini e della comunità circostante.
La normativa prevede una valutazione attenta delle circostanze, distinguendo tra reati minori, fatti risalenti o già sanati, e condotte che rappresentano un ostacolo reale alla convivenza.
Inoltre, è imperativo sottolineare che la legge regionale umbra non è stata oggetto di pronunce di incostituzionalità da parte della Corte Costituzionale, confutando l’affermazione errata diffusa.
Qualora emergessero difficoltà interpretative o casi specifici che richiedessero un’attenzione particolare, la soluzione risiede nella gestione flessibile da parte dei Comuni, che hanno il compito di applicare i criteri regionali tenendo conto delle peculiarità locali, e non nella demolizione del quadro normativo.

Il ruolo della Regione è quello di definire i principi di equità e trasparenza, mentre i Comuni assumono la responsabilità di gestire le graduatorie e di valutare le situazioni individuali.
Eventuali rigidità possono essere corrette attraverso chiarimenti e linee guida, non attraverso accuse infondate.
L’obiettivo primario della legge è premiare chi si trova in una condizione di bisogno autentico e dimostra un comportamento rispettoso delle regole, evitando che gli alloggi ERP diventino terreno fertile per fenomeni di degrado sociale e conflittualità.
Un sistema di questo tipo, che bilancia criteri di necessità, trasparenza e responsabilità, è essenziale per tutelare i diritti delle famiglie umbre oneste, che attendono con pazienza un alloggio popolare.

Attaccare questa legge significa mettere a rischio la sicurezza e la stabilità delle comunità locali.

L’impegno deve essere quello di rafforzare un modello di inclusione sociale, basato sul rispetto della legalità e sulla promozione della convivenza civile.

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