La transizione ecologica, lungi dall’essere un processo lineare e benefico per tutti, si sta configurando come una sfida complessa e potenzialmente destabilizzante per l’industria automobilistica italiana, con implicazioni profonde per l’occupazione e il tessuto economico del Paese.
La situazione dello stabilimento Stellantis di Atessa, ex Sevel, emblematico di questa realtà, solleva interrogativi urgenti sulla responsabilità sociale di impresa e del governo, e sulla necessità di un approccio più strutturato e lungimirante.
La ripresa delle attività post-ferie, sebbene accolta con una flebile speranza, rivela una realtà impietosa: quattrocento posti di lavoro persi a seguito di incentivi alla separazione, una capacità produttiva ridotta drasticamente, con la sospensione del turno notturno e una produzione giornaliera di soli 650 veicoli, ben al di sotto del potenziale di 970 unità.
Questo scenario mette a dura prova la tenuta dell’indotto, con fornitori che faticano a sopportare un’ulteriore contrazione del mercato.
L’attivazione della cassa integrazione a giugno 2024, seguita dal contratto di solidarietà, testimonia la precarietà che incombe sui lavoratori e sulle loro famiglie.
L’innegabile persistenza della domanda per i motori endotermici, incarnata dal successo del Ducato, evidenzia una dicotomia cruciale: la pressione normativa verso la decarbonizzazione si scontra con la realtà economica e le esigenze pratiche di un mercato che ancora privilegia l’affidabilità e il rapporto qualità-prezzo.
La data del 2035, che segna la fine della vendita di veicoli a combustione interna nell’Unione Europea, appare così meno un punto di arrivo ineluttabile e più un fattore di distorsione, che rallenta l’adozione di alternative elettriche senza fornire soluzioni immediate e accessibili.
La transizione verso l’elettrico non può essere imposta dall’alto, ma deve essere guidata dalla domanda del mercato e supportata da investimenti mirati.
Stellantis è chiamata a rafforzare la produzione del Ducato elettrico, rendendolo non solo tecnicamente valido, ma anche economicamente competitivo, attraverso incentivi adeguati per i consumatori e politiche che favoriscano la creazione di un’infrastruttura di ricarica capillare e affidabile.
È imperativo che il governo e Stellantis collaborino attivamente per definire un piano industriale che tenga conto delle specificità del mercato italiano, evitando di penalizzare i lavoratori e le imprese locali.
Questo piano deve prevedere misure di sostegno all’occupazione, investimenti nella formazione professionale e incentivi alla ricerca e sviluppo di tecnologie innovative, capaci di coniugare la sostenibilità ambientale con la competitività economica.
La responsabilità sociale non è solo un dovere etico, ma anche un fattore cruciale per la stabilità e la prosperità del Paese.
La sopravvivenza dell’industria automobilistica italiana dipende dalla capacità di affrontare questa sfida con coraggio, visione e un impegno condiviso.