La minaccia della dermatite nodulare contagiosa (LSD) incombe sul territorio oristanese, e il servizio di Sanità Animale della ASL 5 di Oristano, guidato da Enrico Vacca, lancia un monito all’intera comunità allevatoriale: la vaccinazione rappresenta la linea di difesa più efficace contro questa zoonosi virale emergente.
La recente individuazione del primo caso nella provincia, in un’azienda agricola di Cuglieri, sottolinea l’urgenza di un intervento preventivo su larga scala.
Il quadro nazionale, tracciato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo, è allarmante.
L’Isola, purtroppo, è teatro di ben 51 focolai attivi, concentrati prevalentemente nella provincia di Nuoro, dove si registrano anche due aree dichiarate ufficialmente prive del virus, a Sarule e Orani, in data rispettivamente 30 luglio e 8 agosto.
Il bilancio, a oggi, è pesantissimo: 339 capi bovini infetti, 103 decessi e un numero drammatico di 662 capi abbattuti per interrompere la catena di trasmissione.
La LSD, trasmessa principalmente da vettori artropodi come zanzare, zecche e moscerini, ma anche attraverso il contatto diretto e contaminazione da materiale biologico, si manifesta con lesioni cutanee nodulari, febbre, riduzione della produzione di latte e carne, e in casi gravi, può portare alla morte dell’animale.
L’impatto economico e sociale di un’epidemia di questa portata è devastante, mettendo a rischio l’intero comparto zootecnico.
La risposta immediata della ASL 5 è stata l’avvio di una campagna vaccinale aggressiva, che ha già coinvolto la metà del bestiame presente nel territorio di sua competenza.
Vacca, con fermezza, esorta gli allevatori a superare ogni timore legato alla vaccinazione, sottolineando come essa, insieme al rigoroso controllo dei movimenti degli animali e all’impiego di misure antiparassitarie, costituisca la strategia più solida per arginare la diffusione del virus.
La tempistica è cruciale: l’obiettivo è vaccinare il maggior numero possibile di capi prima della fine del mese di agosto, sfruttando la finestra temporale utile per massimizzare l’efficacia della protezione.
Il vaccino non solo offre una barriera individuale contro l’infezione, ma contribuisce a generare una copertura immunitaria di gregge, capace di impedire l’ingresso e la proliferazione del virus all’interno degli allevamenti.
Le reazioni avverse, qualora si verifichino, rientrano nei limiti della normalità e sono attentamente monitorate.
Ad oggi, l’iniziativa vaccinale ha già coinvolto 33.000 capi in 450 allevamenti, raggiungendo una copertura del 50% della popolazione bovina e un tasso leggermente inferiore per quanto riguarda gli allevamenti.
In conclusione, la collaborazione attiva degli allevatori e l’adesione massiccia alla campagna vaccinale rappresentano l’arma più potente per proteggere il patrimonio zootecnico e salvaguardare la salute pubblica.
È un impegno collettivo che richiede prontezza, consapevolezza e una visione a lungo termine per contrastare efficacemente questa seria minaccia alla sicurezza alimentare e alla stabilità economica del territorio.