La recente risposta del centrodestra alla comunicazione congiunta della Presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, e della Direttrice regionale Salute, Daniela Donetti, rivela una comprensibile, ma preoccupante, miopia politica.
L’attacco si fonda su una strumentalizzazione di pratiche consolidate nel tempo, ignorando il profondo lavoro in corso per il rinnovamento del Piano socio-sanitario regionale, l’ampliamento del personale sanitario e la riorganizzazione complessiva del sistema.
La domanda che sorge spontanea è: cosa avremmo dovuto fare in attesa di questi cambiamenti? Permettere al sistema ospedaliero di implodere sotto il peso della domanda repressa? Esigere un ulteriore sacrificio da operatori sanitari già al limite delle proprie forze? Privare i cittadini umbri del diritto fondamentale alla cura?La comunità umbra – e questo è un punto cruciale – ha il diritto inalienabile di ricevere cure adeguate e tempestive.
Tuttavia, è innegabile che il sistema, nonostante l’eroico impegno del personale sanitario, abbia subito danni significativi a causa di scelte gestionali preesistenti.
Scaricare la responsabilità di questa situazione su coloro che, in un arco temporale di soli nove mesi, hanno posto la sanità pubblica al centro delle priorità regionali appare non solo ingiusto, ma anche una profonda mancanza di visione.
La ricostruzione di un sistema sanitario solido e resiliente è un processo che richiede tempo, riflessione e scelte coraggiose, non proclami demagogici.
È imperativo ricordare che il finanziamento del privato accreditato è rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi quindici anni, una constatazione condivisa anche dagli esponenti dell’opposizione.
La novità introdotta dall’attuale Giunta Proietti risiede nella riprogettazione dell’utilizzo di queste risorse: non più una distribuzione indiscriminata, ma un orientamento mirato a rispondere ai bisogni reali dei cittadini.
Questa nuova filosofia preclude al settore privato la possibilità di concentrarsi esclusivamente sulle prestazioni più remunerative, imponendo invece un contributo attivo al rafforzamento della sanità pubblica e alla garanzia del diritto alla cura, con particolare attenzione alle aree che generano significativi flussi di pazienti verso altre regioni, come l’ortopedia specialistica.
La mobilità passiva rappresenta, a questo proposito, una vera e propria emergenza ereditata dalla precedente amministrazione.
I dati relativi al periodo 2019-2024 evidenziano un deficit di 110 milioni di euro, collocando l’Umbria al fondo della classifica nazionale per variazione dei costi legati alla mobilità.
Invertire questa tendenza è un obiettivo imprescindibile per il futuro del sistema sanitario regionale.
La vera discontinuità non consiste nella mera conferma dei limiti di spesa, ma nella loro trasformazione in strumenti di programmazione attivi, supportati da vincoli rigorosi, monitoraggi costanti e standard elevati che subordinano l’operato del privato agli obiettivi strategici del Servizio Sanitario Pubblico.
Parallelamente, la Regione ha intrapreso un’iniziativa di portata storica: l’assunzione di 711 nuovi operatori sanitari entro la fine dell’anno, poiché il cuore pulsante di ogni sistema sanitario sono le persone che, con professionalità e dedizione, lo mantengono in vita.
Il centrodestra può continuare a ricercare visibilità attraverso dichiarazioni superficiali, ma i cittadini umbri sono in grado di distinguere chi si limita a parole e chi, con serietà e trasparenza, sta costruendo un modello di sanità pubblica più forte, equa ed efficiente, capace di assicurare a tutti gli umbri il diritto universale alla salute e una reale prospettiva di benessere.