Nel cuore delle Alpi vallesane, l’azienda agricola Chenal, testimonianza secolare di un legame indissolubile con la terra, si è trovata nuovamente di fronte alla furia inarrestabile della natura.
Situata in alta Oyace, nella suggestiva frazione de La Condemine, l’impresa familiare ha subito ingenti danni a seguito di una colata detritica generata dal torrente Varère, un evento che ha colpito con particolare violenza al confine con il comune di Bionaz.
Questo non è un evento isolato, ma il terzo episodio simile a verificarsi negli ultimi quattro anni, un dato che solleva interrogativi profondi sulla crescente vulnerabilità del territorio ai fenomeni meteorologici estremi.
La sindaca Stefania Clos, con amarezza e preoccupazione, ha sottolineato come questa realtà si tratti di una ferita aperta per l’intera comunità, un monito sulla fragilità dell’equilibrio tra attività antropiche e forze naturali.
La famiglia Chenal, pur isolata nella propria abitazione durante l’emergenza, ha fortunatamente evitato disagi legati alla fornitura di acqua ed energia elettrica.
Tuttavia, la colata di fango e detriti ha causato danni significativi alle strutture aziendali e ai terreni coltivati, compromettendo, almeno temporaneamente, le attività produttive.
L’intervento dei vigili del fuoco, prontamente mobilitati, è stato cruciale per iniziare le operazioni di rimozione del materiale accumulato.
La speranza è che, compatibilmente con l’evolversi delle condizioni meteorologiche, i lavori possano proseguire nelle prossime ore, consentendo di ripristinare almeno un percorso accessibile ai mezzi di soccorso e di rendere nuovamente collegata l’azienda al resto del territorio.
La colata detritica ha attivato il sistema di sicurezza automatico, un meccanismo sofisticato collegato a un semaforo che blocca la circolazione sulla strada regionale in caso di dissesti idrogeologici.
Questo sistema, progettato per proteggere la viabilità e prevenire ulteriori rischi, ha agito tempestivamente, pur non potendo evitare i danni subiti dall’azienda Chenal.
La sindaca, testimone diretta dell’evento, ha descritto il momento dell’emergenza, ricordando il boato improvviso e la visione terrificante di una cascata di fango che si riversava dalla montagna.
L’incongruenza tra la pioggia rilevata dalle centraline meteo in quota, giudicata di entità non eccezionale, e l’entità della colata detritica, ha generato sgomento e interrogativi sulla capacità di prevedere con precisione questi eventi estremi.
La problematica evidenzia una sfida complessa: come conciliare le attività umane, in particolare l’agricoltura di montagna, con un ambiente sempre più soggetto a cambiamenti climatici e a fenomeni meteorologici inattesi e violenti.
La difficoltà di previsione e la limitata possibilità di interventi preventivi, purtroppo, lasciano spazio a conseguenze drammatiche per le comunità locali e per la salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale.
Questa situazione richiede un ripensamento strategico, che includa investimenti in sistemi di monitoraggio più avanzati, interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e, soprattutto, una maggiore consapevolezza della necessità di adattamento ai cambiamenti climatici in atto.