Il recupero e l’esposizione a New York di due ambienti immersivi, *La Stanza Pelosa* e *La Stanza Fosforescente*, rappresenta un evento di capitale importanza per la comprensione dell’opera di Piero Manzoni e per il panorama dell’arte italiana del secondo dopoguerra.
Grazie alla generosità della Fondazione Piero Manzoni e di Hauser e Wirth, il Magazzino Italian Art, istituzione fondata da Nancy Olnick e Giorgio Spanu, arricchisce la propria collezione con questo significativo dono, sottolineando il ruolo chiave del museo come punto di riferimento negli Stati Uniti per lo studio, la conservazione e la divulgazione dell’arte italiana del secondo dopoguerra.
Queste due stanze, realizzate solo nel 2019, anni dopo la loro concezione nel 1961, si configurano come un cruciale “terzo atto” nel percorso creativo di Manzoni.
L’artista, già noto per gli Achrome – opere che, attraverso l’uso del gesso, deprivavano il bianco di ogni significato simbolico, elevandolo a mera superficie tattile e visiva – continuò la sua ricerca verso una neutralizzazione sempre più radicale.
Gli Achrome, con la loro capacità di espandersi oltre i confini della tela, di avvolgere fisicamente lo spettatore, anticipavano già l’esperienza offerta dalle Stanze.
L’idea delle Stanze Pelosa e Fosforescente, come rivelato in una lettera all’amico Henk Peeters, testimonia il desiderio di Manzoni di trascendere la pittura e la scultura, di creare opere d’arte esperienziali, che coinvolgessero il visitatore in modo totale.
La pelliccia bianca, con la sua morbidezza e la sua densità, e la vernice fosforescente, capace di emettere luce nell’oscurità, non sono semplici materiali, ma elementi che stimolano i sensi e invitano a una riflessione sull’esperienza dello spazio e della percezione.
La realizzazione fisica delle stanze, ad opera dell’architetto Stephanie Goto, rappresenta un atto di fedeltà all’intento dell’artista, ma anche un’interpretazione contemporanea che ne proietta il concetto in un contesto attuale.
La mostra, curata da Nicola Lucchi, offre l’opportunità di contestualizzare queste opere all’interno dell’ampia collezione di Arte Povera del Magazzino, evidenziandone le affinità concettuali e materiali.
L’ironia e il provocatorio approccio di Manzoni, riscontrabili in opere come le Linee, i palloncini gonfiati con il respiro dell’artista e la controvertita *Merda d’artista*, si riflettono anche nella radicalità e nell’audacia delle Stanze, che sfidano le convenzioni artistiche e stimolano una riflessione critica sul ruolo dell’opera d’arte e sulla sua relazione con lo spettatore.
La mostra si configura dunque come un’occasione imperdibile per approfondire la figura di Manzoni e per comprendere l’importanza del suo contributo all’arte del XX secolo.