Il Lazio affronta un’emergenza sanitaria acuita dalla recrudescenza del virus West Nile, con l’identificazione di ulteriori due decessi che portano il bilancio regionale a un preoccupante dodici vittime.
Si tratta di un uomo ottantacinque enne, residente a Latina e deceduto presso l’ospedale Santa Maria Goretti il 10 agosto, preesistente condizione di leucemia linfatica confermata come fattore aggravante; e di una donna ottantasettenne di Cassino, affetta da pluripatologie, giunta in pronto soccorso il 17 agosto e scomparsa nella notte successiva.
Le indagini virologiche condotte dal laboratorio dello Spallanzani, un centro di ricerca e cura scientifica di riferimento nazionale, hanno rivelato un incremento significativo dei casi positivi rispetto all’ultimo aggiornamento.
Otto nuove infezioni sono state certificate, diversificandosi per tipologia di sintomatologia: due pazienti presentano sindrome neurologica, cinque manifestano febbre tipica del West Nile Virus, e un caso asintomatico è stato identificato grazie agli screening effettuati dal Centro regionale sangue, evidenziando l’efficacia dei protocolli di sicurezza trasfusionale regionali.
La diffusione del virus risulta geograficamente dislocata, interessando diverse aree: Cassino (Frosinone), Latina, Gaeta e Norma (Latina).
La situazione nazionale, che vede l’Italia in una posizione critica per incidenza di West Nile in Europa, solleva interrogativi urgenti sulla risposta governativa.
Il deputato Andrea Quartini, del Movimento 5 Stelle, esprime forte preoccupazione per la mancanza di un piano d’azione unitario a livello nazionale e per l’assenza di misure di sostegno alle Regioni e agli Enti locali.
Questa carenza strategica, unita a ritardi nell’implementazione di programmi di prevenzione, rischia di amplificare l’impatto del virus, un fenomeno destinato ad aumentare di frequenza nel contesto dei cambiamenti climatici e dell’alterazione degli ecosistemi.
Il consigliere regionale Alessio D’Amato, responsabile nazionale Welfare di Azione, critica aspramente la gestione regionale, definendola tardiva e inadeguata, e sottolinea come l’aumento dei decessi sia una tragica testimonianza di questa carenza.
L’emergenza West Nile non è un evento isolato, ma una sfida complessa che richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolga ricerca scientifica, sorveglianza epidemiologica, controllo vettoriale (principalmente le zanzare), comunicazione pubblica e sensibilizzazione della popolazione.
Un intervento tempestivo e coordinato a livello nazionale è essenziale per mitigare i rischi e proteggere la salute pubblica.
Il silenzio e l’inerzia politica, al contrario, rischiano di trasformare una crisi sanitaria in una tragedia evitabile.