Il 22 agosto, l’Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, sotto la guida dell’Arcivescovo Ivan Maffeis, convoca la comunità a una giornata di intensa riflessione e azione spirituale: un digiuno e una preghiera corale in risposta all’appello urgente del Papa per la pace.
Questa non è semplicemente una giornata di osservanza, ma un invito a incarnare un profondo cambiamento interiore, un atto di speranza concreta in un mondo tormentato da conflitti.
L’Arcivescovo, attraverso un messaggio diffuso dall’Archidiocesi, esorta i sacerdoti a elevare la Santa Messa con l’intenzione specifica della pace universale.
Questa celebrazione eucaristica non sarà quindi un rituale formale, ma un’offerta profonda, un atto di supplica rivolto al cielo per la cessazione delle ostilità e per la riconciliazione tra le nazioni.
Ma la responsabilità della pace non ricade solo sulle istituzioni religiose.
Monsignor Maffeis sottolinea con forza l’importanza del coinvolgimento di ogni singolo individuo, invitando ogni famiglia a dedicare un tempo prezioso alla preghiera.
Questa preghiera, però, non debba rimanere un esercizio puramente interiore.
Deve tradursi in gesti concreti di rinuncia, piccoli sacrifici quotidiani che aprano il cuore alla compassione e alla fraternità.
Questi gesti di rinuncia non sono un fine in sé, ma uno strumento per creare spazio, per liberare la mente e il cuore dagli attaccamenti materiali e dalle preoccupazioni egoistiche che spesso alimentano l’odio e la divisione.
Si tratta di un esercizio di umiltà, un riconoscimento della nostra fragilità e della nostra dipendenza dalla grazia divina per poter veramente comprendere e promuovere la pace.
L’Arcivescovo richiama l’intercessione della Madonna, Regina della Pace, figura materna che incarna la speranza e la consolazione in un mondo dilaniato dalla violenza.
La sua preghiera è un’invocazione alla misericordia divina, un atto di fiducia nella possibilità di un futuro più giusto e pacifico.
La giornata del 22 agosto rappresenta quindi un’occasione per riscoprire il significato profondo della pace, non solo come assenza di guerra, ma come un cammino continuo di conversione interiore, di riconciliazione con noi stessi, con il prossimo e con la creazione.
È un invito a diventare costruttori di pace, testimoni viventi di un messaggio di speranza e di amore fraterno, capace di trasformare il mondo, un gesto, una preghiera, una famiglia alla volta.