venerdì 22 Agosto 2025
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Genova

Inchiesta Bezmotivny: Svolta nelle indagini, appello per gli anarchici.

L’inchiesta sulla rivista clandestina “Bezmotivny”, condotta dalla Procura di Genova, ha raggiunto una fase cruciale con la conclusione delle indagini preliminari nei confronti di cinque individui accusati di istigazione a delinquere, un reato aggravato dalle connotazioni terroristiche che lo caratterizzano.
L’avviso di conclusione delle indagini, formalizzato nelle ultime settimane dal procuratore aggiunto Federico Manotti, concede ora agli indagati la facoltà di esercitare il diritto alla difesa, scegliendo se avvalersi o meno di un interrogatorio prima della potenziale richiesta di rinvio a giudizio.
Parallelamente, la Procura ha sollevato appello contro la sentenza di assoluzione emessa nei confronti di altri quattro anarchici precedentemente coinvolti nella stessa vicenda, che erano stati sottoposti a misure cautelariative, inclusi arresti domiciliari.
La precedente pronuncia del Tribunale di Massa aveva assolto questi ultimi con la formula “il fatto non sussiste,” rigettando le accuse di istigazione, apologia di atti terroristici e minaccia all’ordine democratico.
“Bezmotivny” si configurava come un veicolo di diffusione di idee e rivendicazioni derivanti dalla frangia più radicale dell’anarchismo, in particolare quelle associate alla cellula FAI/FRI (Federazione Anarchica Informazione/Rivolta Individuale).

La rivista ospitava articoli e riflessioni di Alfredo Cospito, figura centrale in questo contesto, e riportava le responsabilità di episodi criminosi di matrice anarchica, tra cui attentati incendiari.

Le indagini hanno rivelato un’attività volta non solo alla propaganda ideologica, ma anche al reclutamento, con presunti tentativi di avvicinare e influenzare minori, potenzialmente destinati a diventare nuovi adepti di questa corrente.

L’operazione che ha portato alla luce la rete, culminata nel sequestro della tipografia Avenza Grafica a Massa, ha messo in luce un sistema organizzato per la produzione e la distribuzione illegale della pubblicazione, evidenziando la volontà di aggirare le normative in materia di stampa e di sicurezza nazionale.

La vicenda solleva interrogativi complessi riguardo ai confini della libertà di espressione, al ruolo delle ideologie radicali e alla responsabilità del sistema giudiziario nel contrasto a fenomeni potenzialmente destabilizzanti per l’ordine pubblico, con particolare attenzione alla protezione dei minori e alla prevenzione della radicalizzazione.
La questione, pertanto, investe non solo l’ambito giuridico, ma anche quello sociale e pedagogico, richiedendo una riflessione approfondita sulle cause e le conseguenze della diffusione di messaggi di violenza e incitamento all’illegalità.

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