Nel corso di un’intensificata attività di controllo di frontiera, riattivata in seguito alla temporanea sospensione dell’Accordo di Schengen, la Polizia di Stato di Trieste ha eseguito un arresto di particolare rilevanza.
L’operazione, condotta presso il valico di Fernetti, ha portato alla cattura di un cittadino macedone di 53 anni, resosi responsabile di una serie di reati commessi tra il 2017 e il 2018 nelle province di Udine, Gorizia e il territorio del Val d’Isonzo.
L’evento si inserisce in un contesto di maggiore vigilanza alle frontiere, resa necessaria dalla revisione degli accordi internazionali e dall’esigenza di garantire la sicurezza territoriale.
Le verifiche incrociate dei dati, effettuate durante le procedure di ingresso, hanno permesso di identificare il soggetto, già noto alle autorità, e di confermare l’esistenza di un ordine di arresto in suo carico.
Le accuse contestate, formulate congiuntamente dalle procure della Repubblica di Gorizia e Udine, riguardano reati di furto aggravato, un crimine che denota la pianificazione e l’organizzazione del gesto illecito, spesso associato a spoliazione e danno ingiusto.
A ciò si aggiungono ipotesi di detenzione illegale di armi, un reato che implica la violazione delle normative sulla proprietà e il possesso di armamenti, con potenziali implicazioni per l’ordine pubblico e la sicurezza collettiva.
Infine, la contestazione di reingresso nel territorio nazionale a seguito di espulsione segnala una precedente violazione delle norme sull’immigrazione e un tentativo di eludere le disposizioni amministrative.
La complessità del quadro giuridico emerge dalla natura concorrente delle pene, che richiedono un’attenta valutazione da parte dell’autorità giudiziaria per la determinazione della pena definitiva.
La riattivazione temporanea dei controlli alle frontiere, pur volta a garantire la sicurezza nazionale, ha offerto a questa attività investigativa un’opportunità cruciale per localizzare e arrestare un soggetto latitante, dimostrando l’importanza della cooperazione tra le forze dell’ordine e l’efficacia dei sistemi informatici nella lotta alla criminalità transfrontaliera.
Al termine delle formalità di rito, l’uomo è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Trieste, in attesa delle disposizioni dell’autorità giudiziaria competente.