Il Meeting di Rimini, nel suo quarantesimo sesto anno, si presenta come un osservatorio privilegiato e un terreno di confronto per l’Italia e l’Europa, proiettate in un mondo in rapida e complessa trasformazione.
L’appuntamento riminese non è una semplice vetrina politica, ma un’occasione per decostruire le fratture che segnano il nostro tempo, dalla crisi umanitaria innescata dai conflitti – Gaza, Ucraina e tanti altri focolai – alla precarietà che affligge l’economia globale, fino alle sfide etiche e sociali che investono il futuro delle nostre società.
Il tema guida di quest’anno, “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”, tratto da T.
S.
Eliot, evoca un’immagine potente: quella di una ricostruzione che nasce dalle macerie, un’azione coraggiosa che trasforma il deserto dell’apatia e della disillusione in un paesaggio di speranza e di rinnovamento.
Questa metafora si declina in numerosi ambiti, dal ripensamento del modello di sviluppo economico, sempre più pressato dalle nuove tecnologie e dall’invecchiamento demografico, alla necessità di garantire un accesso equo ai servizi essenziali, a partire dalla salute.
L’Europa, al centro del dibattito, si trova a navigare in un ordine mondiale multipolare, dove l’egemonia americana è contestata dalla Cina e dalla Russia, e dove la coesione interna è messa a dura prova da spinte nazionaliste e populiste.
Ex leader come Mario Draghi ed Enrico Letta, entrambi autori di analisi critiche sulle debolezze dell’Unione Europea, offriranno prospettive per un futuro più solido e resiliente, affiancati da figure istituzionali come Roberta Metsola e Raffaele Fitto, chiamati a delineare una nuova visione strategica per il Vecchio Continente.
Il Meeting non si limita però a un’analisi delle sfide geopolitiche ed economiche.
La sua forza risiede anche nella capacità di creare un ponte tra le diverse sensibilità, di promuovere il dialogo tra mondi spesso percepiti come inconciliabili.
La presenza di esponenti religiosi di spicco, come il cardinale Matteo Zuppi e il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, testimonia l’importanza attribuita alla dimensione spirituale e alla ricerca di valori condivisi.
L’evento si configura come un vero e proprio laboratorio di idee, un luogo di incontro e di scambio aperto a voci diverse, dove politici, imprenditori, intellettuali, artisti e semplici cittadini possono confrontarsi su temi cruciali per il futuro del nostro pianeta.
L’assenza dei leader di Pd e Movimento 5 Stelle, pur segnalando una certa distanza dal dibattito complessivo, non smorza l’entusiasmo e la vitalità dell’iniziativa.
Un momento particolarmente toccante sarà la testimonianza di Layla al-Sheik ed Elana Kaminka, due madri che hanno trasformato il dolore per la perdita dei loro figli nel conflitto israelo-palestinese in un percorso di riconciliazione, un esempio commovente di come la compassione e il perdono possano superare anche le divisioni più profonde.
Questo atto di coraggio e di umanità incarna lo spirito del Meeting, un invito a costruire ponti, a curare le ferite e a guardare al futuro con speranza, anche nei luoghi deserti dell’anima e della società.
Il Meeting si propone, dunque, non solo come un evento politico, ma come un atto di fede nella possibilità di un mondo più giusto, pacifico e solidale.