Nordio sfida l’Associazione Nazionale Magistrati annunciando il ddl per separare le carriere giudiziarie entro aprile.

Date:

20 marzo 2024 – 14:36

Carlo Nordio ha colto l’occasione offerta dal palcoscenico della Camera per annunciare un importante passo avanti verso la separazione delle carriere, un tema cruciale che potrebbe essere al centro dei prossimi consigli dei ministri di aprile. La questione della separazione delle carriere, sancita nella Costituzione del 1948 come principio fondamentale dell’ordinamento giudiziario italiano, rappresenta un baluardo essenziale per la magistratura del Paese. Tuttavia, se questo principio venisse violato, ciò comporterebbe conseguenze significative: il pubblico ministero verrebbe sottoposto all’autorità esecutiva e verrebbe meno l’obbligo dell’azione penale. Inoltre, si profilerebbe la divisione in due entità distinte dell’attuale Consiglio Superiore della Magistratura unitario.Questa possibile evoluzione avrebbe un impatto rilevante sulla credibilità del sistema giudiziario italiano: se attualmente il presidente del CSM coincide con il capo dello Stato, ovvero Sergio Mattarella, in futuro potremmo assistere a una diversa configurazione istituzionale con il primo presidente della Cassazione alla guida del CSM dei giudici e il Procuratore generale della Suprema Corte a capo del CSM dei pubblici ministeri.La proposta avanzata da Nordio ha scatenato reazioni diverse all’interno degli schieramenti politici: Pietro Pittalis di Forza Italia ha espresso ottimismo riguardo alla conclusione imminente delle audizioni sulla separazione delle carriere da parte della commissione Giustizia della Camera. Tuttavia, non è affatto scontato che il partito riesca a portare avanti questa battaglia con successo.Dall’altra parte, Enrico Costa di Azione ha manifestato scetticismo nei confronti dell’iniziativa annunciata da Nordio, sottolineando che i testi già presentati sono ampiamente sufficienti per affrontare la questione. Infine, il presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera ha ribadito il diritto del Parlamento di modificare la Costituzione e quindi intervenire sul delicato tema della separazione delle carriere. Tuttavia, si è posto l’accento sul rischio che tale intervento possa rallentare i processi giudiziari e complicare ulteriormente la vita della magistratura italiana.

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