Un ponte di fede e memoria si staglia tra il Molise e l’Abruzzo, plasmato dai passi incessanti di un pellegrinaggio secolare.
Ogni anno, un corteo di fedeli, quest’anno superando il centinaio, intraprende un cammino rigorosamente pedonale da Fornelli, nel cuore dell’Isernia molisana, fino a Villalago, nell’aquilano.
Un percorso di due giorni che non è semplice transumanza, ma una profonda immersione nella storia, nella devozione e nel paesaggio appenninico.
Questa peregrinazione, accompagnata dall’immagine simbolica di un cavallo, è il cuore pulsante di una tradizione devozionale interregionale, un legame spirituale che si tramanda da generazioni, intriso di significati complessi e radicati.
Il pellegrinaggio onora San Domenico abate, figura cardine del monachesimo benedettino, vissuto in un’epoca cruciale tra il X e l’XI secolo, un periodo di profonda trasformazione spirituale e culturale che ha segnato l’Europa medievale.
Domenico, figura di asceta e guida spirituale, incarna gli ideali di povertà, preghiera e servizio alla comunità, valori che continuano a risuonare profondamente nel cuore dei fedeli.
L’itinerario scelto non è casuale: si tratta di un percorso che ripercorre sentieri antichi, tracce lasciate da secoli di scambio culturale e religioso tra le comunità appenniniche.
Il cammino stesso diventa un atto di espiazione, un’occasione per riflettere sulla propria fede e per rafforzare il legame con la tradizione.
L’arrivo a Villalago è un momento di profonda emozione.
L’ingresso in ginocchio nella chiesa dedicata al santo, affacciata sul lago che porta il suo nome e incastonata tra le maestose Gole del Sagittario, è un gesto di umiltà e devozione.
La processione lungo la navata, senza voltare mai le spalle al Santo, simboleggia il rispetto e la venerazione che i fedeli nutrono nei suoi confronti.
Il culmine della festa è il “bacio delle croci”, un rituale simbolico che sancisce l’unità e la fratellanza tra le confraternite dei due paesi.
Un momento particolarmente sentito, testimoniato dalla presenza di un vasto pubblico composto da turisti, emigrati di ritorno e fotografi, che immortalano un patrimonio immateriale di inestimabile valore.
La devozione a San Domenico a Villalago non si esaurisce con questo pellegrinaggio.
Il 22 gennaio, la tradizionale accensione delle “fanoglie”, grandi falò comunitari, illumina la notte con la luce della fede.
E ancora più suggestiva è la tradizione di Cocullo, dove il primo maggio la statua del Santo viene portata in processione avvolta da un manto di serpenti, un richiamo potente alla sua fama di protettore dai morsi di animali velenosi, un’immagine che parla di una profonda connessione tra la fede popolare e il rapporto con la natura, un equilibrio fragile e prezioso da custodire.
Il pellegrinaggio, quindi, non è solo una celebrazione religiosa, ma un’espressione complessa di identità culturale, un legame indissolubile con il territorio e una testimonianza della forza della fede popolare.