sabato 23 Agosto 2025
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Ritorno alle radici: la Madonna simbolo di speranza e memoria in Alto Adige

Un simbolo di resilienza e memoria, una statua mariana con il Bambino, è stata restituita alle sue radici altoatesine, consegnata dal cappellano emerito Josef Maas al vescovo Ivo Muser.

Questo gesto, carico di significato storico e spirituale, riemerge a distanza di decenni, illuminando un capitolo delicato della storia altoatesina e del sistema penitenziario italiano.
Josef Maas, custode per oltre sessant’anni di questo prezioso oggetto, aveva ricevuto la statua come dono dal Comitato di Liberazione dell’Alto Adige (Bas), un’organizzazione che si batté per l’autodeterminazione della regione, segnata da tensioni etniche e politiche.
I membri del comitato, figure centrali negli eventi della Notte dei fuochi del 1961 e successivamente coinvolti nei processi di Milano, trovarono nella Madonna un punto di riferimento spirituale durante la loro detenzione nel carcere di San Vittore.
Il racconto di Maas svela un’atmosfera di profonda sofferenza e di ricerca di conforto all’interno delle mura carcerarie.

Un aneddoto particolarmente toccante riguarda Sepp Kerschbaumer, che chiese l’apertura degli spioncini delle celle, creando un’inattesa forma di comunione attraverso la preghiera.
Ogni sera, alle 18, un rosario collettivo si levava dalle celle, un atto di fede condivisa che superava le barriere fisiche e le accuse di terrorismo che gravavano su di loro.

Questo rituale, semplice ma potente, divenne un simbolo di speranza e di forza reciproca, una sfida silenziosa all’isolamento e alla disumanizzazione.
La statua, per i detenuti, rappresentava più di un’immagine religiosa; era un’ancora di salvezza, un legame con la terra natia, con la famiglia e con i valori perduti.
Il gesto di Maas, restituire la statua nella sua terra d’origine, trascende il valore materiale dell’oggetto, divenendo un atto di giustizia riparativa e di riconoscimento della sofferenza patita.
Accompagnando la statua, Maas ha offerto un ulteriore frammento di storia: un frammento di casula sacerdotale appartenuta al cardinale Niccolò Cusano, figura di spicco del XV secolo e vescovo di Bressanone.

Questo dettaglio, apparentemente minore, arricchisce il significato del dono, collegando il presente alle radici storiche e spirituali dell’Alto Adige.
Il Cardinal Cusano, pensatore e teologo di profonda influenza, incarna un’epoca di riflessione e di impegno sociale, un ideale a cui aspirare nel superamento delle divisioni e nella ricerca di un futuro di pace e di riconciliazione.

La restituzione della statua e del frammento di casula, quindi, si configura come un atto di memoria, un invito a non dimenticare le ferite del passato e a lavorare per un futuro di convivenza pacifica e di rispetto reciproco.

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