martedì 9 Settembre 2025
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Bunker a Matera: arte, memoria e identità tra rifugi e paesaggi urbani.

Il progetto artistico itinerante “Bunker”, ideato dall’artista visivo Michele Giangrande, si configura come un’indagine esperienziale sul concetto di rifugio, memoria e identità, e approda a Matera il 29 agosto.
L’evento, promosso dal Museo della Scultura Contemporanea Matera (Musma), introduce al pubblico una replica fedele di una targa muraria recuperata da un bunker situato nel complesso di Monte Soratte, nei pressi di Sant’Oreste, in provincia di Roma.

Nata nel 2018, l’opera ha progressivamente evoluto la sua natura, trascendendo la mera esposizione museale per divenire un’installazione pubblica diffusa, un frammento artistico disseminato nel tessuto urbano.

La scelta del Musma come sede della prossima installazione permanente non è casuale, ma si inserisce in una riflessione più ampia sul ruolo dell’arte contemporanea e il suo rapporto con il paesaggio culturale.
La decisione di posizionare la lastra non negli ipogei del museo, luogo apparentemente più naturale per un’opera ispirata all’immaginario del bunker, ma sulla facciata esterna di Palazzo Pomarici, rappresenta un atto curatoriale di rottura.

Questo spostamento concettuale, come sottolinea la curatrice Simona Spinella, crea uno scarto significativo, un’inattesa dissonanza che invita lo spettatore a interrogarsi.

L’opera, collocata in prossimità di una porta murata ormai in disuso, stabilisce un dialogo complesso con due elementi cardine dell’identità visiva del Musma: “Il Riflesso dell’Ordine Cosmico” di Eliseo Mattiacci, che evoca l’armonia universale, e il monumentale portone-scultura di Carlo Lorenzetti, simbolo di accesso e trasformazione.

Questa collocazione strategica suggerisce una riflessione sull’apertura e la chiusura, sulla protezione e la rivelazione, sul passato che emerge nel presente.
La lastra, elemento di un rifugio sotterraneo, si proietta verso l’esterno, intercettando la luce e lo sguardo, diventando essa stessa un punto di osservazione e di connessione.
L’intervento di Giangrande non è quindi una semplice aggiunta all’ambiente materano, ma un’operazione che ne potenzia il significato, stimolando una rilettura critica e stimolante del patrimonio artistico e culturale locale, invitando a considerare il bunker non come un luogo di isolamento, ma come un palcoscenico per l’emersione della memoria e della collettività.

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