A Trieste, una sottile e insidiosa strategia si è infiltrata nel panorama criminale, rivelando una perversione nell’ingegno dei ladri.
Si tratta di un sistema di ricognizione particolarmente ingegnoso, volto a determinare con precisione la temporanea assenza degli occupanti di un’abitazione.
Il metodo, recentemente esposto dalle autorità di polizia in un briefing con la stampa, si basa sull’utilizzo di un filo di colla applicato con estrema discrezione tra il battente della porta d’ingresso e lo stipite.
L’operazione si svolge in due fasi distinte, studiate per evitare qualsiasi sospetto.
Un primo passaggio, effettuato in modo furtivo, consiste nell’applicazione del collante, quasi impercettibile, lungo il perimetro della porta.
Successivamente, a distanza di alcuni giorni, i malviventi ritornano sul posto per una seconda verifica.
L’esito di questa seconda visita è cruciale: se la colla si presenta intatta, significa che la porta non è stata aperta, indicando con alta probabilità che l’abitazione è momentaneamente disabitata.
A questo punto, i ladri possono procedere con un’attenta pianificazione del furto, sfruttando l’apparente sicurezza dell’assenza degli inquilini.
La divulgazione di questa tecnica da parte della Polizia è un chiaro segnale di allarme rivolto alla cittadinanza.
Le autorità invitano esplicitamente i residenti a prestare la massima attenzione e a segnalare immediatamente qualsiasi presenza di colla attorno alle porte d’ingresso.
L’azione consigliata, in alternativa alla segnalazione, è quella di rimuovere fisicamente il collante, interrompendo così la catena di ricognizione dei criminali.
In risposta a questa nuova minaccia, la Polizia ha incrementato la sorveglianza nelle zone più a rischio, concentrando l’attenzione su aree di pregio come Campi Elisi, Viale XX Settembre e Via Rossetti.
Questo incremento di visibilità e la sensibilizzazione della popolazione rappresentano un primo passo per contrastare un metodo di indagine subdolo e potenzialmente devastante per la sicurezza domestica.
La collaborazione tra forze dell’ordine e cittadini si configura, in questo contesto, come l’arma più efficace per proteggere il patrimonio e la tranquillità della comunità triestina.
La crescente sofisticazione delle tecniche criminali richiede un’adeguata risposta, basata sulla prevenzione, sulla comunicazione e sulla prontezza nel riconoscere i segnali di pericolo.