Una Brezza Nuova per Aronofsky: “Caught Stealing” e il Ritorno alla Leggerezza CriminaleDarren Aronofsky, il maestro delle narrazioni intense e visceralmente emotive, si concede una pausa inaspettata con “Caught Stealing,” un crime caper ambientato nella New York a cavallo del nuovo millennio.
Dopo il profondo dramma de “The Whale,” il regista newyorchese, noto per opere come “Requiem for a Dream”, “The Wrestler” e “Black Swan,” ha espresso un bisogno impellente di evasione, un desiderio di fruire del cinema come mero spettatore, senza la pressione di una riflessione tormentata.
L’idea nasce da un romanzo di Charlie Huston, un testo che Aronofsky aveva cercato di acquisire i diritti diciotto anni prima, affascinato dall’immediatezza e dall’energia pulsante che Huston catturava nella sua rappresentazione della città.
Il ritorno alla possibilità di portare in scena questa storia, liberata da vincoli contrattuali tre anni fa, si è rivelato l’occasione perfetta per un cambio di passo, una ventata di leggerezza in un percorso artistico spesso segnato da tematiche oscure e complesse.
“È la mia versione di commedia,” scherza Regina King, co-protagonista del film, riferendosi all’inconsueta scelta del regista.
Un’affermazione che coglie nel segno: “Caught Stealing” non rinnega la maestria narrativa di Aronofsky, ma la declina in un registro più dinamico e ironico, dove la tensione e la violenza si mescolano a momenti di comicità inaspettata.
Matt Smith, affiancandosi alla riflessione di King, aggiunge che certi eccessi drammatici, portati all’estremo, possono paradossalmente generare riso.
Il cast, un assemblaggio di talenti raffinati e sorprendenti, è guidato da Austin Butler, che interpreta Hank Thompson, un ex promessa del baseball ora barman in un locale malfamato.
La sua vita apparentemente ordinaria, scandita dall’amore per Yvonne (Zoë Kravitz) e dalla volontà di evitare guai, viene sconvolta quando il vicino, un punk-rocker interpretato da Smith, lo coinvolge in un’incongrua missione: badare al suo gatto durante un’assenza.
Da lì, una spirale di eventi imprevisti lo trascina in un intricato intreccio criminale, con gangster di ogni tipo che lo danno la caccia senza una ragione apparente.
La vena comica, già presente nel romanzo originale, è stata sapientemente trascritta nella sceneggiatura, ma la sua efficacia risiede anche nell’abilità degli attori, disposti a mettersi in gioco e a sovvertire le proprie immagini.
L’aneddoto sulla scelta di Zoë Kravitz, figlia di Lenny Kravitz, che accettò il ruolo tramite un semplice messaggio sms, sottolinea l’immediatezza e la spontaneità che hanno caratterizzato il processo creativo.
Per Austin Butler, l’ingaggio rappresenta un sogno che si realizza.
La visione di “Requiem for a Dream” da adolescente aveva profondamente influenzato la sua sensibilità artistica, alimentando il desiderio di lavorare con Aronofsky.
“Caught Stealing” non è solo un film di genere, ma una fotografia vivida di New York nel 1998: le imponenti Torri Gemelle ancora in piedi, l’amministrazione Giuliani, le viuzze dell’East Village pulsanti di vita, un ritratto di un’epoca al crocevia tra il passato e il futuro, un momento di transizione che ha plasmato la città e il mondo intero.
Un’occasione per il pubblico di immergersi in un’atmosfera unica e di riscoprire il piacere di un cinema leggero, dinamico e pieno di sorprese.