Il Tar del Lazio ha emesso quattro sentenze significative nel corso del fine settimana, consolidando la decisione precedente di invalidare il Piano Regionale di Dimensionamento delle Istituzioni Scolastiche per l’anno scolastico 2025/26.
Questo provvedimento, approvato dalla Regione Lazio nel dicembre 2024, si rivela insostenibile sotto l’esame dei giudici amministrativi, in seguito ai ricorsi presentati da diversi enti locali e da genitori di studenti.
I ricorrenti includono la Provincia di Viterbo, il Comune di Grotte di Castro, i Comuni di Petrella Salto e Fiamignano, e un gruppo di genitori di alunni provenienti da istituti di Terracina, tutti accomunati dalla stessa contestazione: la palese carenza di motivazioni a supporto delle scelte di soppressione e aggregazione delle scuole.
Le sentenze del Tar evidenziano una grave lacuna procedurale: i provvedimenti amministrativi relativi al dimensionamento scolastico, cruciali per il futuro di studenti e comunità, sono stati emanati senza fornire alcuna giustificazione ragionata e trasparente delle decisioni assunte.
In altre parole, la Regione Lazio, nel ridisegnare la rete scolastica, non ha fornito elementi concreti che spiegassero le ragioni che hanno portato alla scelta di chiudere o unire determinate istituzioni.
Ancora più grave, il Tar ha riscontrato una significativa divergenza tra il piano regionale approvato e la proposta originaria elaborata dalla Conferenza Regionale Permanente per l’Istruzione.
Questa divergenza, lungi dall’essere una semplice revisione, rappresenta una radicale rielaborazione del progetto iniziale.
Il Tar sottolinea che, in una situazione del genere, la Giunta Regionale avrebbe avuto l’obbligo imprescindibile di rendere esplicite le ragioni che l’hanno spinta a discostarsi dalla proposta della Conferenza, adeguando di conseguenza il piano di dimensionamento.
La mancata osservanza di questo obbligo, sancita dalle sentenze, rivela una violazione dei principi fondamentali del diritto amministrativo, in particolare quelli della trasparenza, della ragionevolezza e del contraddittorio.
Le sentenze del Tar del Lazio, dunque, non si limitano a invalidare un piano scolastico, ma sollevano interrogativi più ampi sulla necessità di un processo decisionale più partecipativo e trasparente nella gestione della rete scolastica.
L’episodio evidenzia la fragilità di un approccio pianificatorio che ignora il contributo degli enti locali e delle rappresentanze degli studenti e dei genitori, e che non rende conto, in modo chiaro e motivato, le scelte che incidono sul futuro dell’istruzione nella regione.
Il provvedimento giudiziario rappresenta, in definitiva, un monito per l’amministrazione regionale, invitandola a ripensare le modalità di elaborazione e approvazione dei piani di dimensionamento scolastico, al fine di garantire una gestione più equa, efficiente e conforme ai principi di legalità e trasparenza.