Umbria: Rifiuti, Idrogeno e un Futuro Sostenibile? Tra Speranze, Dubbi e Responsabilità PoliticheLa recente delibera di Giunta regionale dell’Umbria, n.
831 del 13 agosto 2025, che propone la trasformazione dei rifiuti in idrogeno, solleva interrogativi cruciali sul futuro della gestione ambientale regionale e sulla sua impronta economica.
Un’iniziativa presentata con toni di rivoluzione tecnologica, rischia di tradursi in un onere finanziario per i cittadini umbri, senza garanzie di risultati concreti e benefici tangibili.
L’impianto proposto, pur riprendendo vagamente il progetto San Nazzaro dei Burgundi, legato alla raffineria Eni e sviluppato da Maire Tecnimont – NextChem con un investimento di oltre 300 milioni nell’ambito dell’Ipcei, si scontra con una realtà ben più complessa.
Questo progetto, pur essendo in fase avanzata, rimane un’iniziativa ancora in fase di validazione, la cui efficacia dovrà essere comprovata sul campo.
Trasferire tale modello in Umbria, in tempi rapidi e a costi presumibilmente inferiori, appare un’operazione di illusionismo politico, ignorando le sfide tecniche e le tempistiche realistiche, che stimano un orizzonte di almeno otto anni per la realizzazione di un impianto pienamente operativo.
Nel frattempo, l’accumulo dei rifiuti diverrebbe un problema pressante, costringendo ad un ampliamento delle discariche esistenti, con conseguenze ambientali inaccettabili e un’impennata della TARI (tassa sui rifiuti) che graverebbe ulteriormente sulle famiglie umbre.
Le critiche di figure di spicco come Rossano Ercolini, fondatore di “Rifiuti Zero”, confermano l’incertezza della tecnologia proposta e la sua presentazione, spesso, esagerata e priva di fondamenti solidi.
Si intravede, così, il rischio di una scommessa rischiosa, un “salto nel buio” che potrebbe rivelarsi una beffa per i cittadini umbri.
L’opposizione politica non esita a sottolineare una dissonanza nella posizione dell’assessore all’ambiente De Luca, che in passato criticava aspramente le politiche dell’amministrazione Ruggiano, per ora difendere un progetto privo di certezze tecniche e finanziarie.
Si evidenzia come, a livello europeo, la direzione più consolidata per la chiusura del ciclo dei rifiuti punti sui termovalorizzatori di nuova generazione: impianti capaci di ridurre significativamente il ricorso alle discariche, generare energia in modo sicuro e offrire risultati immediati e misurabili.
La Regione Umbria necessita di soluzioni concrete, collaudate e sostenibili, che siano in grado di conciliare la tutela dell’ambiente con la salvaguardia del benessere economico dei cittadini.
È imperativo abbandonare sperimentazioni azzardate e scenari futuristici privi di basi, privilegiando approcci pragmatici e verificati.
Pertanto, i consiglieri regionali dell’opposizione invitano la Presidente Proietti a ritirare con urgenza un progetto che appare condannato al fallimento, un boomerang potenzialmente devastante per il futuro della regione Umbria.
La priorità deve essere la ricerca di percorsi di sviluppo sostenibile, che riflettano una visione politica responsabile e orientata al bene comune, piuttosto che a facili illusioni e promesse irrealizzabili.
Il futuro dell’Umbria non può essere compromesso da scelte avventate e prive di una solida base scientifica e tecnica.