domenica 14 Settembre 2025
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Ancona

Calciatore sammarinese arrestato: finto viaggio per evitare la prigione

L’attesa si è concretizzata al confine di San Marino, un’immagine paradossale per un uomo che avrebbe dovuto trovare rifugio in un territorio neutrale.

L’obiettivo: assistere a una partita di calcio giovanile a Riccione, ignaro del fatto che quell’apparente innocente passatempo si sarebbe trasformato in un’esecuzione.

Il 26enne, calciatore dilettante sammarinese, è stato arrestato dalla squadra mobile di Rimini, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Urbino.
La vicenda, che scuote la comunità sportiva e non solo, affonda le sue radici nell’estate del 2021.

In quel periodo, il giovane, in qualità di animatore in un Football Camp a Carpegna (Pesaro e Urbino), avrebbe perpetrato abusi sessuali nei confronti di quattro minori, di età compresa tra i dieci e gli undici anni.

Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Ancona, hanno ricostruito un quadro di reati gravi e ripetuti, culminati con una condanna definitiva a quattro anni e quattro mesi di reclusione per violenza sessuale aggravata e continuata.

La sentenza, emessa in via definitiva ad aprile, ha reso ineludibile l’arresto.
L’ingegnoso piano di elusione, documentato sui social media con l’annuncio di un viaggio a Riccione, si è rivelato fatale.
La polizia, attraverso un’attenta attività di monitoraggio online, ha individuato il calciatore e lo ha ammantato della sua coltre giudiziaria nella casa circondariale di Rimini.
L’avvocato Stefano Pagliai, del Foro di Firenze, assiste l’imputato, impegnato in una fase processuale già ampiamente definita.

La condanna non si limita alla pena detentiva.

L’autorità giudiziaria, nel disporre le misure di sicurezza, ha imposto l’interdizione perpetua dall’esercizio di qualsiasi incarico in scuole e istituti, pubblici o privati, frequentati prevalentemente da minori.

Questa misura, particolarmente severa, riflette la gravità dei reati commessi e l’esigenza di tutelare la comunità minorile.
A questa interdizione si aggiungono divieti di avvicinamento a luoghi frequentati da minori, restrizioni all’esercizio di professioni che prevedano contatto con ragazzi e l’obbligo di comunicazione preventiva alla polizia riguardo a residenza e spostamenti per un anno.
La vicenda solleva interrogativi profondi sulla responsabilità individuale, sul ruolo degli adulti nell’educazione dei giovani e sulla necessità di vigilanza costante per prevenire e contrastare ogni forma di abuso.
L’episodio si configura come una dolorosa frattura nella fiducia che le famiglie ripongono negli adulti che si prendono cura dei loro figli, e sottolinea l’urgenza di promuovere una cultura della prevenzione e della tutela dei minori.
Il Football Camp, un luogo pensato per la crescita e lo sviluppo dei giovani, si è trasformato, tragicamente, in un luogo di dolore e di denuncia.

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