martedì 9 Settembre 2025
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Ascoli, aggressione: due albanesi arrestati per tentato omicidio

Il ferimento grave di un giovane tunisino, avvenuto l’8 febbraio in via Calatafimi, ha portato all’arresto di due uomini di origine albanese, ventuno e ventitré anni, da parte dei carabinieri della Compagnia di San Benedetto del Tronto.

L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Ascoli Piceno, li accusa formalmente di tentato omicidio aggravato e rissa aggravata, configurando un evento di violenza che ha sconvolto la comunità locale.

La ricostruzione degli eventi, frutto di un’indagine complessa e meticolosa condotta dalla Procura di Ascoli Piceno, è partita da una chiamata al 112 per segnalazioni di atti vandalici ai danni di veicoli in sosta.
L’intervento dei militari, prontamente mobilitati, ha rivelato una scena di acerrima colluttazione, con un gruppo di giovani coinvolti in una dinamica aggressiva.

Il giovane tunisino, ospite di una struttura di accoglienza, presentava gravi ferite da arma da taglio e, in un tentativo disperato di salvarsi, si è rifugiato presso i carabinieri, attirando l’attenzione dei soccorritori e dei militari.

L’indagine ha sfruttato un approccio investigativo multidisciplinare, che ha integrato l’analisi forense di immagini riprese da sistemi di videosorveglianza, l’esame dei dati relativi alla localizzazione dei dispositivi mobili attraverso l’analisi delle celle telefoniche, mirate perquisizioni domiciliari e confrontature testimoniali.

Queste attività hanno permesso di ricostruire con precisione la sequenza degli eventi, evidenziando come il giovane tunisino fosse stato aggredito con un coltello, riportando una lesione al fegato di notevole gravità, unitamente a multiple contusioni e traumi contusivi.

Elemento di particolare allarme è emerso anche dall’impiego di un oggetto contundente, una mazza da baseball, durante la colluttazione, ampliando la gravità del contesto violento.
La scelta della custodia cautelare in carcere, disposta dal Gip, riflette la serietà delle accuse, la gravità delle lesioni riportate dalla vittima, e la necessità di garantire la sicurezza pubblica e l’impossibilità di inquinare le successive fasi del procedimento giudiziario.
I due indagati sono stati trasferiti presso il carcere di Marino del Tronto, dove saranno presto sottoposti agli interrogatori di garanzia.

In questa fase cruciale, avranno la possibilità di esporre la propria versione dei fatti e di confutare le accuse mosse a loro carico, contribuendo alla ricostruzione completa della dinamica e all’accertamento della verità processuale.

L’evento solleva interrogativi sulla convivenza e sull’integrazione nel territorio, richiedendo un’analisi approfondita delle cause e dei fattori scatenanti che hanno portato a questo tragico episodio.

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