Il prestigioso Premio del Perdono 2025, un riconoscimento che affonda le radici nella storia millenaria della fede e della riconciliazione, si è recato ad Assisi, suggellando un legame profondo con la spiritualità francescana e l’eredità del perdono.
Il passaggio di fiaccola, simbolicamente affidato al sindaco Valter Stoppini, rappresenta un atto di continuità e ispirazione, originariamente onorato da L’Aquila, custode della Perdonanza Celestiniana, un evento unico al mondo che risale a sette secoli e che ha segnato la nascita del concetto di indulgenza plenaria nella Chiesa.
La scelta di Assisi non è casuale.
La città, culla di San Francesco, incarna i valori di umiltà, fratellanza universale e profondo rispetto per la creazione, principi cardine che animano l’opera del Santo e che risuonano con forza nella tradizione della Perdonanza.
Il riconoscimento riflette l’impegno di Assisi come costruttrice di pace, una comunità che ha saputo incarnare il messaggio di perdono e di riconciliazione, superando barriere e costruendo ponti di dialogo.
Il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, presidente del Comitato Perdonanza, ha enfatizzato come Assisi si distingua per la sua capacità di accoglienza, per la sua apertura alla diversità e per la sua vocazione al dialogo costruttivo.
Una civiltà che rifiuta la segregazione e la discriminazione, elevando il rispetto reciproco a pratica quotidiana, un elemento imprescindibile per la costruzione di una coesistenza pacifica e armoniosa.
Il sindaco Stoppini, ricevendo il premio con profonda emozione e gratitudine, ha sottolineato l’onore che questo riconoscimento porta alla città e ai suoi abitanti.
Ha espresso la consapevolezza di raccogliere un’eredità prestigiosa, un albo d’oro che include figure di spicco come Papa Francesco, il primo pontefice a portare il nome del Santo di Assisi, e l’apertura della Porta Santa della basilica di Collemaggio a L’Aquila, gesti simbolici che testimoniano l’importanza del perdono e della speranza nella storia della Chiesa.
Questo premio non è solo un riconoscimento per Assisi, ma un invito a riflettere sul significato profondo del perdono, non inteso come semplice remissione della pena, ma come forza motrice di trasformazione personale e sociale, capace di guarire le ferite del passato e di costruire un futuro di pace e di speranza per l’umanità intera, riprendendo il percorso tracciato da Celestino V e San Francesco.
È un monito a coltivare l’accoglienza, la tolleranza e il dialogo, valori imprescindibili per una convivenza civile e per la costruzione di un mondo più giusto e fraterno.