giovedì 11 Settembre 2025
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Termoli-Stellantis: Ridefinire il futuro, tra crisi e transizione.

La riconfigurazione dello stabilimento Stellantis di Termoli si impone come imperativo categorico, un atto di realismo economico in risposta a una realtà di mercato che si è radicalmente trasformata.
L’ambiziosa visione originaria di una Gigafactory, proiettata su un futuro dominato dall’auto elettrica, si scontra con una domanda attuale insufficiente, rendendo urgente una revisione strategica delle attività produttive.

Il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, ha esplicitamente riconosciuto la necessità di un tavolo di confronto per delineare un nuovo paradigma per lo stabilimento termolese.

Non si tratta semplicemente di definire i volumi di produzione, ma di una ridefinizione più ampia del ruolo dell’impianto all’interno della rete produttiva globale di Stellantis.
La scelta dei motori da realizzare a Termoli dovrà essere guidata da un’analisi approfondita dei trend di mercato, della competitività dei prodotti e della sostenibilità economica del processo produttivo.

La crisi che affligge lo stabilimento di Termoli, con l’implementazione di un contratto di solidarietà che coinvolge oltre milleottocentoventitrè lavoratori, riflette una problematica di portata europea, un effetto collaterale delle politiche ambientali aggressive e spesso slegati da una reale valutazione delle conseguenze economiche e sociali.
La transizione verso l’elettrico, accelerata da obiettivi di decarbonizzazione ambiziosi, si sta rivelando un processo complesso e traumatico per il settore automotive, mettendo a dura prova la capacità di adattamento di interi ecosistemi industriali.

L’introduzione di dazi americani, ulteriore elemento di incertezza, aggrava ulteriormente la situazione, creando un contesto di mercato estremamente volatile e imprevedibile.
Le vendite, attualmente stagnanti, testimoniano una domanda insufficiente a sostenere i livelli di produzione attuali, alimentando timori per il futuro dell’occupazione e la vitalità economica del territorio.
La questione termolese non è un caso isolato, ma un sintomo di una più ampia crisi strutturale che colpisce l’industria automobilistica europea.

Anche Germania e Francia, tradizionali motori dell’economia continentale, si trovano ad affrontare sfide simili.
È necessario un approccio proattivo e coordinato a livello europeo, che tenga conto delle specificità dei singoli territori e che promuova investimenti mirati a sostenere la competitività delle imprese e a garantire la protezione dei lavoratori.

Un dialogo costruttivo tra istituzioni, sindacati e imprese è essenziale per definire un futuro sostenibile per lo stabilimento di Termoli e per l’intera filiera automotive italiana.
La transizione non può essere imposta dall’alto, ma deve essere il risultato di un processo partecipativo che tenga conto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti.

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