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Crisi Alto Calore: le dimissioni che scuotono Irpinia e Sannio

La gestione del servizio idrico integrato in Irpinia e Sannio è al centro di una profonda crisi, segnata dalle dimissioni irrevocabili di Antonello Lenzi, amministratore unico di Alto Calore Spa.

La decisione, maturata in un contesto di crescente tensione e dopo un periodo di incertezze, riflette un malessere più ampio che investe l’intera filiera della distribuzione dell’acqua in un territorio particolarmente vulnerabile.

Le dimissioni di Lenzi, giunte a seguito del congelamento degli aumenti tariffari imposto dall’Ente Idrico Campano, non sono un evento isolato, bensì il sintomo di un disallineamento strategico profondo.
L’amministratore uscente ha espresso pubblicamente il suo dissenso, lamentando la diffusione di approcci e logiche operative incompatibili con i principi che hanno sempre guidato la sua azione.
Ma la sua decisione è stata accelerata anche da una crescente angoscia umana, alimentata dalla gravità e dall’urgenza dell’emergenza idrica che affligge gran parte delle comunità avellinesi, un problema che si traduce in disagi quotidiani, timori per il futuro e una diffusa percezione di inadeguatezza da parte delle istituzioni.

La bocciatura della mozione presentata dal presidente della Provincia, Rino Buonopane, e sostenuta dallo stesso Lenzi, che mirava al blocco degli incrementi tariffari imposti dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (Arera), ha rappresentato un punto di non ritorno.

L’elezione di Lenzi, avvenuta un anno prima con un ampio consenso (81 voti su 105), rifletteva inizialmente un’adesione diffusa da parte dei primi cittadini legati al Partito Democratico e ad Italia Viva, che vedevano in lui un garante di stabilità e competenza.

Il suo mandato, tuttavia, è stato caratterizzato da una sfida titanica: la gestione di un’azienda pubblica gravata da un debito di 200 milioni di euro, un fardello che ha portato, nel dicembre del 2021, alla richiesta di fallimento da parte della Procura di Avellino.
La successiva omologa del concordato preventivo, ottenuta presso il Tribunale delle Imprese, ha temporaneamente evitato la liquidazione giudiziaria, ma non ha risolto le problematiche strutturali che affliggono Alto Calore Spa.
La crisi attuale non si limita quindi a una questione di tariffe o a una divergenza di vedute politiche; essa è il riflesso di una complessa rete di fattori che includono l’obsolescenza delle infrastrutture idriche, la crescente scarsità di risorse idriche a causa del cambiamento climatico, la gestione inefficiente del servizio, e una diffusa mancanza di trasparenza e accountability.

La nomina del successore di Lenzi sarà cruciale per affrontare queste sfide e ripristinare la fiducia dei cittadini, ma richiederà un approccio radicalmente nuovo, che superi le logiche corporative e si focalizzi sulla sostenibilità ambientale, l’innovazione tecnologica e la partecipazione attiva delle comunità locali.
La lezione più importante è che la gestione di un bene essenziale come l’acqua non può essere delegata a logiche di breve termine o a interessi particolari, ma richiede un impegno collettivo e una visione di lungo periodo.

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