mercoledì 3 Settembre 2025
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I Ciuffi di Santa Rosa: Rito, Tradizione e Fede a Viterbo

Nella suggestiva cornice dell’ex chiesa della Pace, cuore pulsante del sodalizio dei facchini di Santa Rosa a Viterbo, si è compiuto oggi un rito carico di significato e tradizione: la consegna dei ciuffi.
L’evento ha segnato anche l’ufficializzazione della squadra che, con fervore e dedizione, accompagnerà la macchina di Santa Rosa durante il solenne trasporto del 3 settembre, il Dies Natalis della santa patrona.
Il ciuffo, ben più di un semplice copricapo, rappresenta l’emblema stesso dell’identità del facchino.
Costituito da una robusta calotta in cuoio, viene stretto tra i denti durante la corsa, un atto che simboleggia la forza d’animo, la resilienza e il legame profondo con la tradizione.
Questa protezione non è solo fisica, volta a salvaguardare la nuca e il collo – aree cruciali durante il trasporto della trave – ma anche spirituale, un atto di devozione e un patto silenzioso con la santa.
A differenza delle spallette laterali, che distribuiscono il peso su una spalla, i ciuffi, posizionati al centro della macchina, incarnano la responsabilità condivisa e l’impegno totale.
Il peso della macchina, un monolite di fede e storia, si scarica sul collo e sulle spalle dei ciuffi, richiedendo un equilibrio perfetto, una sincronia impeccabile e una forza d’animo straordinaria.

Il capofacchino Luigi Aspromonte, nel suo discorso, ha sottolineato il profondo legame tra la processione e la città, affermando che la macchina appartiene a tutti i viterbesi.

Il trasporto non è solo un atto di fede, ma un momento di preghiera collettiva, una supplica a Santa Rosa affinché interceda per la pace nel mondo, un auspicio universale di serenità e armonia.
Inoltre, il corteo rappresenta un sentito omaggio a coloro che hanno lasciato un segno indelebile nella comunità, un ricordo commosso per gli amici scomparsi che, pur non potendo essere presenti fisicamente, continuano a vivere nel cuore dei facchini e nell’anima della città.

Il gesto si configura come un atto di continuità generazionale, in cui la memoria dei defunti si fonde con la speranza per il futuro.

L’evento, dunque, non è solo una rievocazione storica, ma una potente espressione di identità comunitaria, fede religiosa e profondo legame con le radici ancestrali.

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