mercoledì 3 Settembre 2025
15.5 C
Perugia

Sfruttamento lavorativo a Perugia: cantiere bloccato e due imprenditori indagati

Un’operazione mirata dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Perugia, supportata dalla stazione di Ponte San Giovanni e dalla sezione radiomobile, in sinergia con i funzionari della vigilanza ordinaria dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro, ha disvelato un quadro preoccupante di sfruttamento lavorativo e gravi carenze nella sicurezza di un cantiere edile nel quartiere di Ponte San Giovanni.

L’intervento, frutto di una puntuale attività di indagine, ha portato al deferimento alla Procura della Repubblica di due imprenditori edili di origine cinese, rispettivamente di 53 e 55 anni, accusati di reati di caporalato e di sistematica violazione delle normative in materia di salute e sicurezza sul lavoro, configurando una situazione tale da richiedere l’immediata sospensione delle attività in cantiere.

Il controllo ha rivelato la presenza di due lavoratori, anch’essi di nazionalità cinese, impegnati in opere di ristrutturazione all’interno dell’abitazione privata, scoperti operare in regime di lavoro nero.

L’analisi dei documenti e delle modalità di impiego ha evidenziato una strutturata forma di sfruttamento, con evidenti irregolarità contrattuali e retributive, che suggerisce un modello di gestione aziendale finalizzato all’ottenimento di profitti illeciti a spese della dignità e dei diritti dei lavoratori.
L’identificazione di uno dei lavoratori ha permesso di appurare la sua posizione irregolare rispetto al permesso di soggiorno, con conseguente provvedimento di espulsione dal territorio nazionale, atto firmato dal Prefetto di Perugia, dimostrando una risposta coordinata tra le forze dell’ordine e l’amministrazione pubblica per contrastare l’immigrazione clandestina e l’illegalità nel settore del lavoro.
Le sanzioni amministrative, quantificate in circa 20.000 euro, riflettono la gravità delle violazioni accertate in ambito di sicurezza e prevenzione infortuni sul lavoro, che includevano la mancanza di dispositivi di protezione individuale (DPI), l’assenza di adeguate procedure di valutazione dei rischi e la carenza di formazione professionale specifica per le mansioni svolte.
Oltre alle sanzioni pecuniarie, sono state impartite 16 prescrizioni dettagliate, volte a garantire il ripristino delle condizioni minime di sicurezza e a prevenire il rischio di infortuni o malattie professionali.

L’operazione si inserisce in un contesto più ampio di contrasto allo sfruttamento lavorativo e all’economia sommersa, un fenomeno radicato in alcuni settori, che colpisce soprattutto lavoratori vulnerabili, spesso privi di protezione e facilmente manipolabili.

Il caso evidenzia la necessità di rafforzare i controlli, promuovere la legalità e sensibilizzare i datori di lavoro sulle conseguenze legali e morali del lavoro sommerso e dello sfruttamento, al fine di tutelare la dignità dei lavoratori e garantire una concorrenza leale tra le imprese.
L’episodio sottolinea la complessa interazione tra questioni di immigrazione, sicurezza sul lavoro ed economia sommersa, richiedendo un approccio integrato e multidisciplinare per affrontare le sfide poste da questi fenomeni.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -