sabato 6 Settembre 2025
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Crisi Stellantis: il Molise soffoca nel silenzio delle istituzioni.

Il silenzio assorda, un silenzio che rischia di soffocare il Molise.

La voce del Comitato San Timoteo, rimbombante dell’eco dell’appello del Vescovo Claudio Palumbo, si leva contro una deriva potenzialmente devastante per un territorio già provato da fragilità strutturali ed economiche.
Non si tratta di una semplice questione industriale, ma di un attacco diretto all’autonomia e alla sopravvivenza stessa di una comunità.
Lo stabilimento Stellantis, fulcro dell’economia molisana, si trova sull’orlo di una crisi profonda, un baratro che minaccia di inghiottire migliaia di famiglie e di cancellare il futuro di un intero Molise.

Ridimensionamenti drastici non sono solo numeri su un bilancio, ma vite spezzate, progetti abortiti, speranze infrante.
Il tessuto sociale, già tessuto con fili precari, rischia di disgregaarsi irrimediabilmente.

L’assenza di risposte concrete da parte delle istituzioni locali appare non solo inaccettabile, ma anche gravissima.

I sindaci, primi eletti e custodi del bene comune, si sottraggono a questo ruolo, celandosi dietro un silenzio che appare colpevole, una rinuncia alla responsabilità di fronte alla sofferenza dei propri cittadini.
Questo mutismo, questa assenza di iniziativa, costituisce un atto di lesa comunità, una tradimento della fiducia che il popolo molisano ripone nei suoi rappresentanti.

Monsignor Palumbo, con la sua autorevolezza morale, ha lanciato un grido d’allarme, un monito severo che invita all’assunzione di responsabilità collettiva.

La crisi stellantis trascende la mera vertenza sindacale, configurandosi come un’emergenza complessa e multidimensionale: un dramma sociale, un crollo economico, una ferita umana che richiede un intervento urgente e coordinato.
Il Comitato San Timoteo non si limita a denunciare l’inerzia delle istituzioni, ma sollecita un cambio di paradigma, un approccio proattivo e partecipativo che coinvolga attivamente i lavoratori, le associazioni di categoria, il mondo sindacale e la società civile.
È necessario un patto di responsabilità, un impegno condiviso per la salvaguardia del patrimonio industriale e per la riqualificazione del territorio.

Il futuro del Molise non può essere lasciato in balia degli eventi, affidato alla mercé di logiche di mercato fredde e distaccate.

Serve una visione strategica, un progetto di sviluppo sostenibile che metta al centro le persone, il lavoro, la coesione sociale.

Il silenzio non è più un’opzione.

La voce del popolo molisano, amplificata dall’appello del Vescovo, deve essere ascoltata e trasformata in azione.
Un Molise vivo e prospero è un diritto, non un privilegio, e per ottenerlo è necessario un impegno corale, un’azione immediata e una visione lungimirante.

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