venerdì 5 Settembre 2025
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Composites Ascoli: Crisi e Futuro, Lavoratori in Cigs, Appello all’Azienda e Istituzioni

La decisione di Composites di Ascoli Piceno, leader indiscusso nel settore metalmeccanico piceno, di ricorrere alla Cassa Integrazione Straordinaria per dodici mesi, unita alle dimissioni del direttore generale Abramo Levato, ha generato un’onda di profonda inquietudine nel territorio.
La misura, che interessa circa 540 lavoratori, non è solo una questione economica, ma una sfida esistenziale per un’area che ha sempre visto nell’industria un elemento trainante di sviluppo e occupazione.
La risposta coordinata dei sindacati Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, affiancati dalle Rappresentanze Sindacali Unitarie, è stata immediata e perentoria.

Oltre alla richiesta di trasparenza, si invoca con forza la necessità di un piano industriale solido, condiviso e lungimirante, che vada ben oltre la mera gestione dell’emergenza contingente.

La Cigs, pur essendo uno strumento di mitigazione, non può essere considerata una soluzione definitiva.
Il futuro dell’azienda e dei suoi lavoratori richiede un ripensamento strategico, un’attenta diversificazione delle produzioni e un’apertura a nuovi mercati globali, esplorando nuove applicazioni per le tecnologie compositive.

La crisi attuale non è una conseguenza di eventi improvvisi, bensì il culmine di una situazione complessa e deteriorata nel tempo.
La contrazione degli ordini provenienti dal settore automotive, con la significativa riduzione da parte di costruttori di prestigio come Ferrari e Maserati, e il completo ritiro di Porsche, hanno innescato una spirale negativa che l’azienda non sembra in grado di sostenere con l’attuale configurazione produttiva e commerciale.

L’eccessiva dipendenza da un singolo settore, seppur di alto valore aggiunto, si è rivelata un fattore di vulnerabilità critica.
I rappresentanti dei lavoratori osservano con attenzione il piano di rilancio, commissionato a una società di consulenza esterna, ma non escludono l’intervento attivo delle istituzioni regionali e nazionali.
Il tavolo regionale convocato ad Ancona rappresenta un momento cruciale per valutare l’effettivo impegno della Regione Marche nell’affrontare la crisi e assumerne le responsabilità.
In caso di inadempienza, si richiederà l’apertura di un tavolo nazionale presso il Ministero, per sollecitare un intervento più incisivo a livello governativo.
In merito alle accuse di omessa denuncia, i sindacati si sono difesi con fermezza, ribadendo di aver costantemente monitorato la situazione, segnalando le difficoltà sia alla direzione aziendale che a Confindustria.

La prudenza nell’esprimere preoccupazioni pubbliche è stata motivata dalla volontà di evitare reazioni negative che avrebbero potuto aggravare ulteriormente la situazione.

La realtà dei fatti, oggi, conferma la fondatezza delle loro preoccupazioni.
La richiesta finale è un monito per l’intera comunità: dopo la crisi di Beko, il tessuto economico e sociale del territorio non può permettersi un altro colpo durissimo.
Si esige un piano industriale ambizioso e concreto, capace di restituire prospettive di crescita, di garantire la salvaguardia dell’occupazione e della dignità dei 540 dipendenti, scongiurando un potenziale disastro sociale e compromettendo il futuro dell’intero comprensorio.
Si richiede un approccio olistico che consideri non solo l’aspetto economico, ma anche l’impatto sociale e umano della crisi, promuovendo la collaborazione tra azienda, sindacati, istituzioni e comunità locale.

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