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Angelo Vassallo: quindici anni senza verità, l’appello del fratello.

Quindici anni.

Un quindici anni gravido di silenzio, di ombre non dissipate, di una ferita ancora aperta nel tessuto sociale di Acciaroli.

È il tempo trascorso dalla tragica scomparsa di Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore, strappato alla vita nella sera del 5 settembre 2010.

In un’intervista a Radioclub91, il fratello Dario Vassallo, voce carica di dolore e di un’amara lucidità, riemerge con la forza di chi non può accettare l’immobilismo e la complice inerzia.

Le sue parole sono un atto d’accusa contro una comunità che, volontariamente o meno, si è arroccata in un muro di omertà, soffocando la ricerca della verità.

Non una verità semplice, lineare, ma un intricato labirinto di relazioni opache, di interessi contrapposti, di dinamiche territoriali radicate che hanno condizionato, e forse ancora condizionano, la giustizia.
Il processo, fissato per il 16 settembre al Tribunale di Salerno, si presenta come un momento cruciale, ma Dario Vassallo ne sottolinea la natura di “farsa locale”.
Ottantamila pagine di indagini, un archivio immenso che contiene, a suo dire, la chiave di volta del mistero.
Un patrimonio informativo che, purtroppo, sembra essere più un ostacolo che un aiuto per la ricerca della verità.
La richiesta di Dario Vassallo non è una semplice adesione al processo, ma una presa di posizione netta e inequivocabile da parte delle istituzioni.

L’Anci, l’Asmle Avviso Pubblico, la famiglia, la fondazione: tutti si costituiranno parte civile, ma ciò non è sufficiente.

È necessario che l’Arma dei Carabinieri, il Presidente del Consiglio, il Ministero della Difesa si uniscano a questa battaglia, perché Angelo Vassallo non fu solo un sindaco, ma un rappresentante dello Stato, e la sua morte ha colpito nel profondo l’intera nazione.
Le sue parole sono un monito: la scomparsa di Angelo Vassallo non è un fatto isolato, ma il sintomo di un malessere più profondo, di una perdita di controllo del territorio, di una delegittimazione dell’autorità pubblica.

Acciaroli, un gioiello incastonato nella costa salernitana, si è trasformata in un punto di transito per attività criminali, con barche di camorristi che attraccano indisturbate.
Manca il controllo, manca la sorveglianza, manca la capacità di proteggere i cittadini.

Dario Vassallo riprende, con dolore, le parole del fratello: “Questo Paese è finito perché non c’è il controllo del territorio, non c’è l’autorità del territorio.

” Una profezia amara, che continua a risuonare quindici anni dopo, alimentando la rabbia e la frustrazione di chi non si rassegna all’ingiustizia.
La sua testimonianza è un appello urgente a risvegliare le coscienze, a rompere il muro dell’omertà, a riaffermare il primato dello Stato e a restituire a Acciaroli, e all’Italia intera, la serenità e la sicurezza che le sono state sottratte.
La verità, intesa come diritto inalienabile di ogni cittadino, deve essere raggiunta, costi quel che costi.

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