sabato 6 Settembre 2025
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Turismo in Italia: oltre i numeri, serve sostenibilità.

L’affermazione che criticare il turismo sia una direzione errata, come suggerito dalla Ministra del Turismo Daniela Santanchè, necessita di una riflessione più articolata, che vada oltre la celebrazione dei dati economici attuali.

È innegabile il ruolo preminente dell’Italia nel panorama turistico internazionale: leader in Europa per congressi e seconda solo alla Spagna per numero di presenze, un risultato che testimonia la vitalità e l’attrattiva del nostro Paese.
Questa performance, frutto di un impegno collettivo che coinvolge imprenditori, lavoratori e istituzioni, merita riconoscimento.
Tuttavia, la mera celebrazione delle cifre non può celare le complessità e le sfide che il settore turistico italiano affronta.
La destagionalizzazione, un obiettivo cruciale perseguito dal Ministero, sta producendo risultati incoraggianti, ma non risolve completamente la questione.
Un turismo concentrato in determinate aree e periodi genera pressioni insostenibili su infrastrutture, risorse naturali e comunità locali.
Il rischio è quello di un turismo “usa e getta”, che impoverisce il territorio e ne compromette l’autenticità.

L’auspicio di una soluzione ai dazi doganali, fonte di preoccupazione per il settore, e la necessità di rafforzare la cooperazione occidentale, evidenziati dalla Ministra, sono elementi strategici per il futuro.

Tuttavia, la discussione non può limitarsi a queste dinamiche commerciali.
È imperativo un ripensamento profondo del modello turistico italiano, orientato verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Questo implica investimenti in infrastrutture intelligenti, promozione di forme di turismo esperienziale e responsabile, valorizzazione del patrimonio culturale e naturale al di là dei circuiti tradizionali, e soprattutto, un dialogo costruttivo tra istituzioni, operatori del settore e comunità locali.
Un turismo di qualità, capace di generare benefici diffusi e duraturi, è un diritto per le generazioni presenti e future, e una condizione imprescindibile per la prosperità del nostro Paese.
La crescita numerica non deve prevalere sulla qualità dell’esperienza e sulla salvaguardia del nostro inestimabile patrimonio.

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