La crescente fragilità finanziaria del Responsible Research Hospital di Campobasso, struttura chiave all’interno del Sistema Sanitario Regionale (SSR) Molise, ha innescato una serrata protesta da parte delle organizzazioni sindacali di categoria – Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Fials – che hanno proclamato lo stato di agitazione del personale.
La decisione, gravissima e sintomatica di una situazione più ampia, è scaturita dalla combinazione di un parziale versamento delle retribuzioni relative al mese di agosto e dall’impossibilità di erogazione dei rimborsi fiscali dovuti ai dipendenti, creando un clima di profonda incertezza e disagio all’interno della struttura.
La comunicazione formale all’autorità prefettizia, guidata dalla Prefetto Michela Lattarulo, evidenzia la preoccupante assenza di trasparenza e di un piano di risanamento da parte della Direzione aziendale.
Tale silenzio, lungi dal placare le tensioni, le ha amplificate, alimentando il timore di un collasso finanziario imminente e mettendo a repentaglio non solo il benessere economico dei lavoratori, ma anche la continuità dei servizi sanitari offerti alla comunità.
La mancata condivisione di informazioni dettagliate sulle strategie adottate per superare la crisi, è percepita come una grave mancanza di rispetto verso il personale e una sottovalutazione della sua importanza cruciale nel funzionamento dell’ospedale.
Nonostante l’asserzione della Regione Molise riguardo all’avvenuto pagamento di alcune somme dovute al Responsible Research Hospital, le sigle sindacali esprimono profonda inquietudine sulla reale sostenibilità economica della struttura, sollevando interrogativi sulla sua capacità di onorare gli impegni finanziari a lungo termine.
La situazione apre scenari complessi che riguardano la governance ospedaliera e la gestione delle risorse sanitarie a livello regionale.
Le organizzazioni sindacali, in attesa di un tavolo di confronto urgente, hanno formalmente richiesto l’avvio immediato delle procedure di raffreddamento e conciliazione, conformemente alla normativa vigente, auspicando una risoluzione rapida e soddisfacente della vertenza.
Tuttavia, in assenza di riscontri positivi e di garanzie concrete sul futuro economico dell’ospedale, si riservano la facoltà di attivare forme di mobilitazione più incisive, culminando nella proclamazione dello sciopero, come ultima ratio per tutelare i diritti dei lavoratori e preservare l’erogazione dei servizi sanitari essenziali per la collettività.
Il rischio non è meramente economico, ma investe la salute pubblica e la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario regionale.