Ieri mattina, nel carcere di Vercelli, un episodio di inaudita violenza ha riportato alla luce le profonde e strutturali crisi che affliggono il sistema penitenziario italiano.
Un agente della polizia penitenziaria, durante un controllo di routine volto a individuare oggetti proibiti all’interno di una cella, è stato vittima di un’aggressione fisica da parte di un detenuto di origine straniera.
Il tentativo di recuperare un telefono cellulare, dispositivo in possesso del detenuto e che rappresenta una seria violazione del regolamento carcerario e un potenziale strumento di committenza di reati esterni, ha precipitato l’agente in una dinamica di confronto fisico.
Il detenuto, opponendosi con forza al controllo, ha strattonato l’agente, immobilizzandolo per il collo e provocandone la caduta fuori dalla cella.
La situazione si è intensificata con l’utilizzo di un oggetto contundente, una scopa, che il detenuto ha brandito in direzione del poliziotto.
Solo l’intervento tempestivo di un altro detenuto, impegnato in attività lavorative all’interno dell’istituto, ha impedito che l’aggressione degenerasse ulteriormente, scongiurando potenziali conseguenze ancora più gravi per l’agente.
Le lesioni riportate dall’agente hanno richiesto il ricovero in pronto soccorso, con una prognosi che si attesta a cinque giorni.
Questo singolo episodio, purtroppo, non è un evento isolato, ma si inserisce in un quadro allarmante di crescente insicurezza e di progressivo collasso del sistema penitenziario.
Secondo Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), la situazione attuale trascende il semplice allarme, configurandosi come un vero e proprio baratro.
La denuncia di Beneduci pone l’accento sull’abbandono istituzionale che affligge la polizia penitenziaria, una forza di sicurezza esposta quotidianamente a violenze e aggressioni, spesso affrontate in un contesto di risorse insufficienti e di condizioni operative precarie.
Il problema non si limita alla sicurezza fisica degli agenti, ma investe anche la loro salute psicologica e il loro benessere professionale, logorati da un carico di lavoro eccessivo e dalla costante esposizione a situazioni di conflitto.
La mancanza di personale, l’inadeguatezza delle strutture carcerarie, la complessità del panorama detentivo, che include detenuti con disturbi psichiatrici o problematiche sociali non affrontate, contribuiscono a creare un ambiente volatile e potenzialmente esplosivo.
La denuncia dell’Osapp, e l’episodio di Vercelli, rappresentano un grido d’aiuto, un appello urgente a risvegliare le istituzioni e a intervenire con misure concrete e strutturali per garantire la sicurezza degli agenti, il rispetto dei diritti dei detenuti e il ripristino di un sistema penitenziario funzionale e in grado di assolvere al suo ruolo di reinserimento sociale.
Il rischio, altrimenti, è quello di assistere a un’escalation di violenza che comprometta irrimediabilmente la tenuta dell’intero apparato giudiziario e penitenziario.