mercoledì 10 Settembre 2025
16.2 C
Torino

Transizione auto in Europa: rischi e necessità di ripensamento.

Le ambizioni europee per la transizione del settore automobilistico, definite con obiettivi vincolanti per il 2030 e 2035, si presentano oggi come un punto di non ritorno.
La rigidità delle timeline prefissate, unite alla complessità di un ecosistema industriale profondamente radicato e interconnesso, rischiano di generare conseguenze economiche drastiche, potenzialmente innescando un contrazione del mercato automobilistico europeo fino al 30% o, scenario ancora più allarmante, precipitando i produttori in una crisi finanziaria di vaste proporzioni.

Jean-Philippe Imparato, Direttore Europa di Stellantis, ha espresso pubblicamente queste preoccupazioni durante un panel di esperti a Iaa Mobility 2025, a Monaco, sottolineando la necessità urgente di un ripensamento strategico della normativa europea.

Non si tratta di un mero disinteresse per la sostenibilità, ma di una valutazione pragmatica della fattibilità di un percorso così ambizioso nel contesto attuale.
L’impegno europeo verso la decarbonizzazione del parco circolante è innegabile e condivisibile.
Tuttavia, l’attuazione di tali obiettivi deve tenere conto di variabili complesse che vanno ben oltre la semplice capacità di produzione di veicoli elettrici.
Si tratta di valutare l’impatto sull’occupazione, la catena di fornitura, la competitività globale, l’accessibilità economica dei veicoli per i consumatori e lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, insufficienti a supportare una transizione così rapida.
La discussione strategica proposta da Imparato non è un segnale di resa, bensì un invito a un approccio più flessibile e realistico.

Un quadro normativo più modulare, che tenga conto delle specificità dei diversi segmenti di mercato e delle capacità produttive, potrebbe favorire un percorso di transizione più graduale e sostenibile nel tempo.
Bisogna considerare, ad esempio, il ruolo dei carburanti alternativi, come l’idrogeno o i carburanti sintetici, come soluzioni complementari all’elettrificazione, consentendo una riduzione delle emissioni senza compromettere la vitalità del settore.
Inoltre, un’analisi approfondita dei costi reali della transizione, considerando non solo quelli diretti legati alla produzione di veicoli elettrici, ma anche quelli indiretti legati alla riqualificazione della forza lavoro, alla gestione delle batterie a fine vita e all’adattamento delle infrastrutture esistenti, è fondamentale per definire politiche industriali responsabili e lungimiranti.

La sfida non è solo costruire auto più pulite, ma anche creare un ecosistema industriale resiliente e capace di competere a livello globale, garantendo al contempo la mobilità per tutti i cittadini europei.
Un dibattito aperto e costruttivo è quindi essenziale per evitare che le buone intenzioni si trasformino in un freno allo sviluppo economico e sociale del continente.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -