martedì 9 Settembre 2025
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Cina, Russia, India: un’alleanza possibile? L’Occidente al bivio.

L’immagine di un incontro tra i leader di Cina, Russia e India ha evocato inizialmente un senso di apprensione, un presagio di un nuovo assetto geopolitico.
Tuttavia, un’analisi più approfondita suggerisce che l’ipotesi di un’alleanza stabile e duratura tra queste potenze, pur rappresentando un dato di fatto da monitorare con attenzione, sia probabilmente infondata.
Le loro traiettorie, gli interessi, le ambizioni intrinseche sono troppo divergenti per essere facilmente conciliabili in una struttura di cooperazione a lungo termine.

La sfida cruciale che l’Occidente, e in particolare gli Stati Uniti e l’Europa, si trova ad affrontare è quella di riaffermare una leadership basata su valori e principi condivisi, non più delegata passivamente.

Non si tratta di una semplice leadership di potere, ma di una capacità di ispirare, di costruire consenso e di offrire soluzioni ai problemi globali, dalla crisi climatica alle disuguaglianze economiche.

Questo implica una leadership proattiva, orientata al dialogo e alla collaborazione, ma anche fermamente decisa a difendere i propri interessi e i propri valori.
L’amministrazione Trump ha lasciato un’eredità di incertezza e destabilizzazione, lasciando inalterate, e in alcuni casi aggravando, le tensioni internazionali.

La sua imprevedibilità e la sua tendenza a privilegiare accordi bilaterali a discapito di istituzioni multilaterali hanno minato la fiducia e complicato la capacità di affrontare le sfide comuni.
L’Europa, e l’Italia in particolare, devono recuperare un ruolo più assertivo nella scena internazionale.

La lezione appresa è chiara: Trump, e più in generale il populismo nazionalista, risponde solo alla forza, alla determinazione, alla capacità di rappresentare un’alternativa credibile.

Cedere a compromessi superficiali o a un atteggiamento di eccessiva deferenza significa legittimare ulteriori pretese e alimentare un circolo vizioso di instabilità.
Guardando al futuro politico americano, l’attenzione si concentra sulle elezioni di medio termine del 2026.
Il Partito Democratico ha l’opportunità di riconquistare la fiducia degli elettori, ma per farlo deve superare la sua identificazione puramente negativa come “anti-Trump”.
È essenziale che il partito ritrovi la sua identità profonda, che si riconcili con le sue radici progressiste e che offra una visione chiara e convincente per il futuro del paese, focalizzata su questioni come la giustizia sociale, la transizione ecologica e la riforma del sistema sanitario.
Questo richiede una leadership capace di unire diverse sensibilità all’interno del partito, di superare le divisioni ideologiche e di costruire un messaggio che risuoni con gli elettori di tutte le classi sociali e di tutte le aree geografiche.
L’azzeramento dell’eredità Trump non può essere l’unico obiettivo, ma piuttosto il punto di partenza per una ricostruzione del progetto democratico americano.

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