Crisi carceraria Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta: allarme sicurezza e dignità.

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La gestione del sistema penitenziario nel distretto Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta versa in una condizione di profonda criticità, emergendo con urgenza come una priorità nazionale.
L’allarme, sollevato dall’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (OSAPP), non si limita a episodi isolati, ma rivela un quadro sistemico di degrado che mina la sicurezza interna agli istituti e la dignità del personale.
I recenti avvenimenti nel carcere di Ivrea, descritti con dettaglio, rappresentano un sintomo acuto di un problema più ampio.

I disordini interni, resi gestibili a stento da un personale esasperato da turni estenuanti, testimoniano una carenza strutturale di risorse umane e formative, con ripercussioni dirette sulla capacità di controllo e prevenzione.

La scoperta di un telefono cellulare in possesso di un detenuto, una violazione flagrante del regolamento, evidenzia falle nel sistema di controllo e nei protocolli di sicurezza, sollevando interrogativi sulla possibile compromissione del personale o sulla sua insufficiente vigilanza.

La situazione dei tirocinanti costretti a vivere al di fuori dell’istituto, a causa delle condizioni inabitabili delle strutture ad essi destinate, non solo rappresenta una grave violazione dei diritti dei lavoratori, ma getta un’ombra sulla capacità del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria di garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure.

L’OSAPP, giustamente, chiede un’indagine approfondita per accertare responsabilità disciplinari a carico dei vertici locali, auspicando un intervento volto a ripristinare un quadro di legalità e trasparenza.

L’episodio di Torino, con il recupero di sostanze stupefacenti lanciate dall’esterno, e l’incidente ad Alba, che ha visto un ispettrice ferita, illustrano la vulnerabilità degli istituti penitenziari rispetto a dinamiche esterne e alla potenziale aggressività interna.

Questi eventi non sono casuali; sono la conseguenza di un progressivo deterioramento delle infrastrutture, della carenza di personale specializzato e dell’inadeguatezza dei protocolli di sicurezza.

La richiesta di dimissioni del provveditore regionale e l’appello al Ministro Nordio riflettono una perdita di fiducia nel sistema di gestione attuale.
Non si tratta solo di una questione di responsabilità individuale, ma di un profondo ripensamento delle politiche penitenziarie, che devono prioritizzare la sicurezza del personale, la riabilitazione dei detenuti e il rispetto dei diritti umani.

È necessario un intervento ministeriale urgente e risolutivo, che non si limiti a una mera operazione di facciata, ma che porti a una revisione complessiva delle risorse umane, delle strutture, dei protocolli di sicurezza e dei programmi di riabilitazione.

Il rinnovamento dei vertici degli istituti di Ivrea e Alba è un passo necessario, ma insufficiente, se non accompagnato da un cambiamento di paradigma che metta al centro la dignità del lavoro penitenziario e la finalità rieducativa della pena.

Il rischio, altrimenti, è l’aggravamento di una crisi che mette a repentaglio la sicurezza pubblica e la tenuta stessa del sistema giudiziario.

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