mercoledì 10 Settembre 2025
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Potenza

Orioli e Andreotta: la speranza di verità dopo 35 anni.

La scomparsa di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, avvenuta nella notte tra il 23 e il 24 marzo 1988 a Policoro, rappresenta una ferita aperta nel tessuto della comunità materana e un monito sulla necessità di giustizia e trasparenza nell’accertamento della verità.

La vicenda, inizialmente archiviata come folgorazione o intossicazione da monossido di carbonio, è stata per oltre tre decenni terreno di sospetti, depistaggi e silenzi istituzionali, alimentando un profondo senso di ingiustizia che coinvolge l’intera collettività.
Olimpia Fuina, madre di Luca, ha incarnato una resilienza straordinaria, mantenendo salda la convinzione che i figli siano stati vittime di un duplice omicidio e perseguendo instancabilmente la ricerca della verità, nonostante le innumerevoli battute d’arresto e i tentativi di soffocare le sue legittime richieste.
Il comitato #VeritàeGiustiziaperLuca#, nato come aggregazione di cittadini sensibili alla questione, si è posto al fianco di Olimpia, amplificando la sua voce e sostenendo la sua battaglia attraverso iniziative di sensibilizzazione e pressione sulle istituzioni.
Il recente atto formale presentato all’attenzione della Procura Generale di Potenza, tramite l’avvocato Antonio Fiumefreddo, assume un significato cruciale.
La richiesta di avocazione non è un mero gesto processuale, ma un appello esplicito a superare la cortina di omertà che ha avvolto la vicenda, a risanare le mancanze investigative e a colmare le lacune che hanno minato la credibilità del sistema giudiziario.

L’elenco dettagliato degli atti istruttori non eseguiti o approfonditi, contenuto nell’istanza, rivela una serie di omissioni che configurano un quadro preoccupante.
L’acquisizione dei tabulati telefonici, l’esame dei testimoni chiave, l’utilizzo di moderne tecnologie medico-legali per la riesumazione dei corpi, la verifica dell’integrità dei corredi fotografici originali: tutte queste indagini, che avrebbero potuto far luce sulla dinamica dei fatti, sono state ignorate o rinviate a tempo indeterminato, lasciando irrisolti dubbi e interrogativi.

La vicenda Orioli-Andreotta trascende la sfera del singolo caso e si proietta nel dibattito più ampio sulla responsabilità dello Stato e sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Riaprire il fascicolo non significa solo cercare di accertare la verità fattuale, ma anche restituire dignità alla memoria dei due giovani scomparsi, ripristinare la fiducia nella giustizia e dimostrare che la ricerca della verità non può essere compromessa da interessi nascosti o pressioni esterne.

È un imperativo etico e un dovere civico restituire alla collettività la certezza che la giustizia, seppur tardiva, possa ancora prevalere.

Il caso Orioli-Andreotta rappresenta una sfida per la magistratura, un banco di prova per la capacità di affrontare il passato con coraggio e trasparenza, contribuendo a ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni.

La speranza è che la Procura Generale di Potenza accolga l’istanza di avocazione con la sollecitudine e la determinazione che la vicenda merita, segnando una svolta decisiva verso la verità e la giustizia.

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